di Mauro Banfi
C’era una
saletta interna nel bar Golden di Maccastorna, sperduto paesino in provincia di
Lodi, prima che un incendio doloso lo riducesse in cenere.
Uno scrittore d’imagolitweb, un certo Mauro, adorava passare qualche ora in quell’intima stanza, in compagnia di Gino, il proprietario.
Il caffè era da tempo assediato da macchinette mangiasoldi, videopoker e slot
machine che riempivano l’aria del bar con le assordanti vibrazioni delle loro
infernali suonerie.
La saletta interna aveva una lunga mensola, usata per sostenere libri di Salgari,
Buzzati, Mari, King, Poe, Lovecraft, Melville, London, Stevenson, Conrad,
McCharty, in prevalenza.
I muri erano
addobbati con due poster: un manifesto di Emilio Salgari, edito dalla Mondadori
in occasione dell’uscita della spettacolare opera omnia illustrata dello
scrittore d’avventura e il dipinto Ulivi con cielo giallo e sole di Vincent Van
Gogh.
Gino e Mauro
si ritiravano in questo microcosmo per rifiatare, per cercare una stazione di
sosta, per trovare requie dall’implacabile morsa del male di vivere:
─ Allora Mauro,
che cosa bevi? Vuoi far sorgere o tramontare il tuo sole interiore? Pinot o
Bonardino? Succo di frutta, orzata o…
─ Fresco e
riposante crepuscolo, Gino…sto scrivendo
troppo, accidenti a me. Sto smarrendo quella sana distanza che occorre per far
sopravvivere la vita, per difendermi dall’incombenza incandescente del mio
esigente Daimon.
Duro e implacabile come quel Sole che dona la vita, ma è anche una Potenza
inumana e inospitale, che rende irrespirabile l’aria e percuote con la sua
carica di violenza spietata le sagome contorte degli ulivi.
Alle volte mi sembra di essere un agnello imprigionato in un mattatoio senza
scampo. Dammi qualcosa di piacevolmente freddo e sedativo, per trovare un po’
di pace finalmente, un po’ di ombra, un po' di ristoro.
─ Ho qualcosa
che fa al caso nostro, amico mio, un antidoto alla nostra malattia del Sud,
alla nostra “eliomania interna”.
Un rimedio eccezionale che ho trovato nelle foreste del Kemaman, in Malesia, lo XANGO.
─ XANGO?
─ E’
un succo ottenuto con un frutto chiamato mangostina. L’albero della
mangostina, la Garcinia
Mangostana, cresce spontaneo solo nelle foreste di Kemaman in Malesia, ma è ora
coltivato in Cina, Thailandia, Australia, India e America .
La mangostina
è grande come un mandarino e assume in fase di piena maturazione un colore
viola profondo. La polpa bianca e morbida ha un sapore dolcissimo che ha
affascinato la dinastia degli imperatori cinesi Ming, ed è uno scrigno di
vitamine C e B1, oltre che di zuccheri e sali minerali. Per gustare la
mangostina bisogna incidere con un coltello la sua circonferenza, poi, dividere
il frutto a metà ed estrarre gli spicchi già abbozzati. Le popolazioni del
Sudest asiatico la tagliano a fette, l’essiccano per poi metterla in ammollo e
in genere bevono l’infuso che si è formato, lo XANGO.
Previene il diabete e molte malattie cardiache, ma soprattutto rinfresca e
guarisce l’anima dalla malattia dell’eccesso di Sole interiore.
─ Va bene, lo
prendo bello fresco, Gino: sei il miglior barista del mondo, non ci piove.
Quand’è che riparti per la Malesia, Tigre?
─ Devo finire
di pagare i debiti con i tizi delle macchinette, lo sai, fido Yanez, e poi penso di
stabilirmi definitivamente a Kuantan, per scrivere e revisionare i miei
racconti di avventura. Salgari scriveva della Malesia nelle fredde nebbie di
Torino, io narrerò direttamente sul posto! Verrai con
me, Mauro, impavido e astuto portoghese?
-
Foreste del Kemaman, Malesia -
─ No Gino, Re
di Mompracem: anch’io
amo viaggiare da fermo come Emilio e poi ho delle responsabilità
verso le persone che mi vogliono bene.
Oltretutto ogni volta che evado, m’inseguono e mi
riprendono sempre e mi riportano indietro. E non sto parlando dell’Interpol
o di amanti infuriate, ma dei miei sogni, dei mei rimorsi, dei miei rimpianti,
delle mie memorie.
─ Fai come
vuoi, Mauro, E adesso beviamoci un bel bicchiere di XANGO. Poi
voglio leggerti una mia novella piena di tigri e serpenti e vascelli in fiamme
e pagode misteriose insanguinate: niente male, ascolterai…il titolo è
"Mompracem rivivrà!"
Gino aveva
contratto dei debiti con il racket dei videopoker gestito da una potente
famiglia della ‘Ndrangheta.
Non riuscendo a saldarli scappò in Malesia, e il bar Golden a Maccastorna fu
incendiato.
Alcuni sicari lo raggiunsero a Kuantan e lo freddarono con un colpo in fronte.
Mauro si chiedeva se Gino, prima di essere assassinato, avesse bevuto Bonarda o
XANGO.
NOTE
DELL'AUTORE
- Il video
autoprodotto trasmette una canzone del gruppo progressive "Sky", grandi
esecutori di crossover tra rock e classica, mia amata cifra stilistica.
Consiglio gentilmente il lettore di far suonare il brano in sottofondo, per
creare il "mood", il meteo emotivo, la temperie psicofisiologica del
pezzo.
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