DUE COSE CHE SALVO DEL WEB: LE CONVERSAZIONI DI QUALITA' E LA F.I.LW. TASK (la piattaforma fono imago litweb)


                       
Capita ogni tanto che qualche amica o amico di mail mi chieda:
«che cosa ti spinge a comunicare e a creare con il web, visto che in passato hai spesso criticato questo medium duramente e senza sconti?».
Le conversazioni di qualità e la piattaforma creativa fonoimago litweb, rispondo sempre.
In questo articolo mi occuperò della prima fattispecie.

Questi colloqui d’anima, spesso bollati frettolosamente come “commenti di scambio”, nascono con persone a noi affini, capaci di osservare e distinguere le più sottili sfumature tra le persone.
Questa è senz’altro la forza creativa principale della Rete: connettere persone unite da affinità elettive che con altri mezzi non potrebbero mai conoscersi.
Le persone giuste che amo per conversare sono quelle che sanno distinguere le differenze tra sensibilità e sensibilità umane senza giudicarle, cogliere le diversità senza condannare né assolvere, e assaporare le graduazioni senza discriminarle a ridosso di un “alto” o di un “basso”, di un Bello o un Brutto assoluti.
La capacità di questi giusti non si limita al saper distinguere senza discriminare ma anche a un’altra fondamentale capacità: connettere, infatti, non significa confondere; anzi, il connettere implica necessariamente il saper distinguere ciò che si connette; altrimenti vi sarebbe bruta omologazione, omogeneità piatta, e, quindi impossibilità di connettere e comunicare alcunché.
Se gli individui sono tutti omogeneizzati non riescono nemmeno a comunicare, ottusi come sono dalla massificazione.
Orwell ha narrato questo orrore come nessun altro in 1984.
La capacità di distinguere e percepire le differenze non è solo la caratteristica principale della persona intelligente ma è la condizione necessaria della capacità di connettersi agli altri e al circostante.

Infatti, al contrario, tendo a evitare come dei brutti mali quei fanatici nichilisti che sanno solo discriminare in modo patologico; parliamo di un’ipertrofia del distinguere che impedisce la connessione di qualità; il discriminare del fanatico nichilista non ha niente a che fare con il commento di scambio spirituale ma è un accecamento (ate lo chiamavano i Greci) prodotto dalla luce troppo violenta emanata da un principio o un valore assoluto.
Chi discrimina infatti, separa nettamente e con coercizione, oppone e contrappone il suo vero contro il suo falso, il suo bene contro il suo male, soffocando così, con la sua presunta sola differenza, l’infinita molteplicità delle differenze: colui che è affetto dal morbo della discriminazione fanatica, contrariamente a quanto spesso egli cerca di far pensare travestendosi da finto libertario, non apprezza le differenze, ma le condanna, non le fa crescere, ma le riduce a luoghi comuni, non le coltiva, le uccide.
Il giusto conversatore di qualità, invece, che apparentemente sembra appiattire le differenze con la sua approvazione incondizionata di tutto, in realtà approva perché connette, e connette perché distingue e non discrimina.
Il giusto non fanatico, insomma, sa che non vi può essere connessione senza distinzione, mentre il nichilista suppone che la distinzione equivalga a discriminazione, e risulta pertanto incapace di connettere.
Il settario dogmatico osserva e valuta le cose e gli eventi come fili separati, più che solo distinti, mentre il giusto li assume come fili distinti ma intrecciati in un ordito.
Non solo: il nichilista discriminante si crede un “sublime”, in quanto applica la discriminazione anche tra sé e il mondo, mentre il giusto lascia cadere la presunzione di tale separazione e vive non sopra o fuori dal mondo, ma nel e del mondo.
Il discriminante non solo non capisce che i fili della vita si intrecciano tra loro, ma nemmeno capisce che egli stesso è un prodotto di tale intrecciarsi; al contrario per il giusto conversatore di qualità tutte le cose sono collegate. Tutto ciò che accade alla e sulla terra accade ai figli e alle figlie della terra. L'uomo non ha intrecciato il tessuto della vita da solo; ne è solamente un filo. Tutto ciò che egli fa al tessuto, lo fa a se stesso. 
Pertanto il giusto coglie e sperimenta la vita come una Rete e se stesso come un nodo di questa rete, costituito dagli stessi fili che costituiscono le cose, gli eventi e gli altri esseri viventi.
In definitiva, chi vive di discriminazioni finisce per vivere in una condizione di costante tensione e alienazione, in uno stato di agitazione autistica permanente; il giusto invece, avendo lasciato una volta per tutte cadere la violenza delle separazioni – ma non la forza delle distinzioni che evitano la confusione e il caos non voluto -, riesce a vivere dentro una pluralità di differenze, in equilibrio dinamico, mai raggiunto definitivamente.
Questo spiega anche l’elevato grado di litigiosità del fanatico nichilista; infatti, il discriminante, vivendo da separato e di separazioni, è costretto a esperire il rapporto con le cose, gli eventi e con le altre persone come una dura condizione di necessità, come un incessante sforzo di competizione con gli altri, per forzare la realtà ad essergli utile: il vivere in una comunità o in società gli si impone dunque come un obbligo allo scontro quotidiano.
Al contrario il giusto, che conosce la struttura connettiva della vita e si sa filo di un tessuto più grande, non solo non vive la comunanza con cose, eventi e persone come un obbligo, ma si può permettere, quando lo vuole, il distacco e la gioia della solitudine.
Il nichilista, per discriminare, separarsi e isolarsi, deve necessariamente riconoscere qualcosa o qualcuno da cui dividersi, e quindi, è costretto dai suoi impulsi distruttivi a riconoscere la necessità erotica di una relazione, seppur negativa, mentre il giusto, per poter connettere senza confondere e rispettare la sensibilità di ogni persona, deve riconoscere e praticare la necessità del distacco e del distinguere.
                     
Quello che va capito, in conclusione, è che nel mio pensiero tra giusto e fanatico non c’è nessuna discriminazione e nessun contrasto, ma sto parlando di una differenza di grado: una diversità di capacità, di potenza, non di valore, così come non si può parlare di differenza di valore confrontando nel regno animale un’aquila o una gallina, o, nel regno vegetale, una quercia e la gramigna, o nel campo della fisica, il caldo e il freddo.
Ciò significa che non si dovrebbe parlare di una maggiore potenza del giusto rispetto al nichilista, ma solo di una sua diversa potenza: o, per lo meno, il termine “maggiore” dovrebbe essere usato depurandolo da ogni accezione valutativa.
Infatti la capacità di connettere senza discriminare non pone il giusto sulla vetta di una graduatoria, ma al massimo di una graduazione come quella dei termometri.
In quanto conversatore di qualità, il giusto non vale 
più del fanatico nichilista, ma può di più: ed è del tutto arbitrario e in mala fede passare da questa constatazione all’affermazione che vale di più perché può di più.
Ecco il fondamento del commento di scambio di qualità: scegliersi liberamente un interlocutore sensibile che non ci discrimini ma che comprenda la nostra differenza spingendola a potere di più, a volare più in alto, per sentirci entrambi nodi di scambio di una meravigliosa Rete più grande.


Ogni giorno dalla Rete si riversa sui lettori/spettatori un flusso, spesso puerile, caotico e cacofonico di parole/immagini/suoni/gesti virtuali che vanno a formare nella psiche individuale una melassa non ben strutturata e non ben identificata.
Sappiamo bene che questo magma serve per vendere prodotti e servizi d’ogni tipo, leciti o illeciti.
Ne ho già parlato altre volte fin troppo, ora mi concentro sul lato positivo della faccenda.
La FILW Task (d’ora in poi abbrevio con questo acronimo, inventato per la precisione dal mio amico 90Peppe90) è il medium che ci permette di strutturare questo gran bordello che ci arriva dai video tutti i giorni.
Dopo dieci anni che navigo il gran mare di Internet resto ancora basito nel notare che il rivoluzionario medium viene usato solo al 5%.
Il computer viene usato al 95% o come un enorme cellulare/smartphone/tablet spara sms di contatto, dalla maggioranza della massa globale, o come carta e penna da una sparuta pattuglia di nostalgici scribi dell’otto/novecento.
Nel primo caso quello che sorprende (negativamente) è la monodimensionalità della comunicazione e il triste senso di omologazione che trasmette.
Twitter e WhatsApp sono degli strumenti di riduzione dell’intelligenza e del pensiero umano che nemmeno Hitler e Stalin avrebbero mai immaginato, per manipolare e controllare le masse fatte da persone.
Nel secondo caso molti dei testi creati appartengono alla gloriosa tradizione delle compatte (spesso pesanti) strutture narratologiche ottocentesche e alla sperimentazione (spesso caotica e psichedelica) novecentesca, e quindi siamo per fortuna ben lontani dalla piatta comunicazione di massa dei social, ma anche gli autori di questi apprezzabili testi non si rendono conto che li fanno muovere solo nella dimensione della scrittura creativa con carta e penna.
La Filw task invece è un medium che usa quattro dimensioni integrate:
                                                                                                                        
  • la parola, con la sua struttura di trama e d'intreccio e le varie tecniche narrative; ora questa tradizionale dimensione si è resa più verticale e profonda con l’introduzione del link, e parliamo pertanto di letteratura ipertestuale.
    Gli ipertesti possono partire, sbucare e concludersi in una grande varietà di situazioni informatiche globali.
                                                                        
  • l'immagine: e quindi la pittura, la fotografia, il fotoritocco, il fumetto, l’iconografia;
                                                                         
  • la musica e quindi il melodramma, il cinema, la serie TV, il musical e il music-all performativo;
                                                                         
  • e infine, la più importante, la quarta dimensione del montaggio, l'interconnessione delle tre dimensioni che possono diventare teatro virtuale, graphic novel, racconto filmico e tante altre cose belle ancora.
E’ triste pertanto veder ridotte queste fantastiche possibilità espressive a un monotono e spesso vuoto flusso di sms di contatto che non veicolano bellezza, emozioni, pensiero, così come è anacronistico leggere delle belle opere cartacee su un medium molto più stratificato, verticale e profondo, che a mio avviso sarebbe meglio leggere in un volume ben rilegato.
La prima mossa da fare è quella di usare le tecniche di composizione della settima e della nona arte, il cinema e il fumetto.
Quindi, è utile seguire un bel corso di cinema o di fumetto e apprendere per cominciare le tecniche della redazione della storia (o soggetto), dello storyboard e della sceneggiatura.
In breve: 

  • il Soggetto (o Storia) diciamo che è  un riassunto che chiarisce e struttura in breve i passaggi narrativi di tutta la storia.E’ una redazione sinottica molto utile anche per i saggi e le poesie.
  • Storyboard: è l'assetto iconografico. Io lo uso anche come sceneggiatura.Si tratta di uno scheletro della storia, dall’inizio alla fine, ottenuto con le immagini più significative, accompagnate da dialoghi, descrizioni, didascalie e tutte le sequenze narrative principali ed essenziali.
  • Sceneggiatura: in forma esclusivamente scritta, descrive esattamente l'impaginazione, le immagini da impiegare, le musiche e gli effetti sonori da impiegare e i discorsi dei personaggi e le sequenze scritte, descrittive, dialogiche, didascaliche, narrative.Come ho detto, preferisco riempire di dettagli e particolari l’ossatura dello storyboard e arrivare a sceneggiarlo più compiutamente.
Pratico la FILW ormai da tre anni, in due generi ad essa confacenti,
  • il video racconto (inventato per primo non si sa bene da chi, il primato è molto discusso a oggi) e
  • ​ il racconto blog, prevalentemente con tecnologia blogspot, creato da me.
Per quanto riguarda i video racconti ho creato l’audio racconto “Qualcosa era successo”, tratto da un racconto di Dino Buzzati;
                                              Qualcosa era successo
la ballata rock sceneggiata "Vai, vai bello! Vai, vai, bella!":
                                     Vai, Vai bello! Vai, vai, bella!
 l’audio racconto “Tusitala”, tratto da un racconto di Rubrus, dove oltre ad aver letto e recitato in stile epico ho anche composto e suonato la colonna sonora e inserito diversi effetti sonori e una prima completa regia FILW;
                                                   Tusitala
esperimento ripetuto in modo ancor più complesso ed evoluto nel videotale “Mosco blues(la mania);
                                                    Mosco blues (la mania)
Il primo problema emerso in queste realizzazioni è stato la sincronizzazione delle quattro dimensioni.
Mi è stata molto utile per ottimizzare i sincronismi la tecnologia Pinnacle, penso (stando alla mia ricerca personale) il miglior mixer disponibile per integrare le quattro dimensioni della FILW task.
Gli altri problemi sono legati alla caratura delle varie prestazioni artistiche;
nel corredare una storia si può ovviamente leggere, recitare, cantare, suonare, creare immagini, immettere video in modo migliore e con più elevata qualità.
Ovviamente se non si hanno a disposizione mezzi tecnologici ed economici e artisti da impiegare, si fa quel che si può.
La FILW infatti esprime il massimo del suo potenziale in presenza di uno staff composito d’artisti che si occupi della redazione delle quattro dimensioni.
Le mie ultime realizzazioni sono relative all’invenzione del racconto blog ipertestuale e interattivo con tecnologia blogspot.
Due opere significative sono il mio "Mirdin":

                                          MIRDIN
e "Sister Abigail" di 90Peppe90:
                                    Sister Abigail di 90Peppe90
La caratteristica principale del racconto blog è la sua ipertestualità interattiva.
Per fare un esempio, il blogtale può esordire con una intro messa in un social per continuare in un blog personale e approdare in un grande forum specializzato. E così via.
La tecnologia blogspot è ormai superata per quanto riguarda la creazione e la manutenzione di siti, ma la trovo perfetta per la realizzazione di storie seriali o autoconclusive, in virtù dei molti gadget funzionali a disposizione per rappresentare l’opera.
Avrei ancora tante cose da riferire sulla FILW, ma per ora mi fermo qua in attesa di vostri altri suggerimenti costruttivi o del racconto della vostra esperienza con questo fantastico e veramente innovativo medium.

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In questa Isola sono accettati commenti critici costruttivi, anche insistiti e dettagliati, ma mai, ripeto mai offese di carattere personale, lesive della dignità umana degli autori.
Chi sbarca su Rayba si regoli di conseguenza. Qua il nichilismo non c'interessa, grazie.