La leggenda del grande albero Kalpataru di Mauro Banfi




L’anziano Gotam era un Rishi, un sacro cantore veggente e maestro di Raya Yoga. Possedeva un piccolo giardino con un grande albero, Kalpataru.
Lui era solo un pellegrino mendicante, ma da qualche tempo non riusciva più a camminare e la generosità dei suoi ammiratori lo aveva costretto ad accettare una capanna e quel piccolo podere.
Un giorno vennero a giocare nel suo giardino, quattro ragazzi del vicino paese: tre maschi, Prathvi, Agni e Vata e una bambina paffutella, Jala, continuamente derisa ed emarginata dai tre monelli.
Agni si rivolse al vecchio Gotam, con modo sfrontato e accento insolente:
«Dimmi signore, possiamo giocare sotto il tuo albero?
»
«Andate pure, giovanotti, ma state attenti, quell’albero si chiama Kalpataru ed è antico e magico: se gli parlate ed esprimete un desiderio, oppure se ve ne state solo in silenzio sotto le sue fronde e pensate o sognate un desiderio, allora quel desiderio sarà esaudito.
Subito i tre maschi si precipitarono verso la pianta maestosa.
Jala invece si sedette vicino a Gotam e si mise a contemplare l’albero grandioso.
»
«Tu non vai con i tuoi amici, piccina?
» le disse Gotam, accarezzando i suoi capelli come un nonno gentile.
«No signore, che bisogno c’è? Quell’albero è una meraviglia! Preferisco restare qua a guardarlo.
»
Gotam cominciò a osservare attentamente il gioco dei tre ragazzi.

Il Rishi aveva il potere di leggere il Karma delle persone che incontrava.
« Chi semina raccoglie. Semina un pensiero e raccogli un’azione, semina un’azione e raccogli un’abitudine, semina un’abitudine e raccogli un carattere; semina un carattere e raccogli un destino. Vediamo qual è il destino di questi ragazzi.
»
Prathvi cominciò a tempestare l’albero di richieste alimentari: dolci e torte e succulenti biscotti, e presto si rotolò in terra, tenendo il ventre gonfio che faceva male per l’indigestione. 
Poi lo vide da grande, era diventato un sacerdote ipocrita di Vishnu: predicava ai fedeli i digiuni, mentre di nascosto organizzava lauti banchetti con i soldi delle loro offerte. Lo vide morire, per un brutto male allo stomaco, dimenticato e disprezzato da tutti.
Vata cominciò ad assillare la pianta Kalpataru con il desiderio della fama:
voleva essere il cantante, l’attore e il poeta più famoso dell’India.
Vide tante persone affascinate dal suono del suo sitar e dalla bellezza del suo canto, ma vide anche il disgusto di molti suoi ammiratori per il suo continuo gloriarsi d’essere il più grande artista d’India e il suo disprezzare la sensibilità degli altri poeti.
Vide uno di loro assalirlo in vicolo e accoltellarlo senza pietà, per invidia e per il risentimento dovuto alle sue offese.
Agni strappò un ramo dall’albero Kalpataru, per farsi una spada di legno, e chiese che fosse immediatamente esaudito; voleva diventare il guerriero più terribile e sanguinario della storia e conquistare il mondo.
Lo vide diventare generale d’armata e mandare al massacro i suoi soldati senza nessuno scrupolo, mente lui s’imboscava in retroguardia.
Chi non gli obbediva era immediatamente trucidato.
Presto la sua armata soggiogò tutto il mondo, lasciando dietro di sé milioni di morti e una distruzione senza fine, e giunto nelle terre dei grandi ghiacciai, Agni scoprì che non c’era da conquistare più niente.
Allora s’impiccò a una pianta.
Infine Gotam guardò con tenerezza Jala, quella bimba grassottella, presa in giro ed emarginata da quei tre monelli che scorrazzavano in giardino.
Il suo sguardo era rivolto in alto, verso il grande albero Kalpataru ed era pieno di rispetto, venerazione, disinteressata contemplazione.
«Dimmi bimba, mia dolce Jala, tu non desideri niente?
«Oh signore, non mi sgridi: a me basta solo guardare quest’albero bellissimo.
I miei tre amici non se ne sono accorti, perché l’hanno guardato solo in basso. Tutti presi dai loro desideri hanno visto a malapena il grosso tronco della base e qualche ramo.
Io invece vedo la sua cima che sale verso il cielo infinito, è indicibilmente splendida e grande!
E’ come mia madre e mio padre.
Immagino, signore, che le sue radici tengano insieme le fondamenta del mondo e che i suoi rami arrivino fino alle stelle e alle più lontane galassie.»
Gotam l’abbracciò come un nonno affettuoso e le disse.
«Sì Jala, prima dell’inizio del mondo, c’era Kalpataru, perché sempre è stato e sempre così sarà.
»
Jala divenne una Rishi, una sacra cantante veggente e maestra di Raya Yoga.



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