02/02/20

I DECANI: ritornando all'Umanesimo e al Rinascimento MESE DI FEBBRAIO: Ade e Trasfigurazione




- segno zodiacale e Decani del Palazzo Schifanoia di Ferrara: ricostruzione delle icone sbiadite di Maurizio Bonora -

Figlie e figli dell’Umanesino, Signore e Signori del Rinascimento, l’eroe del nostro tempo è il maschio, bianco, americano della Silicon Valley e ingegnere.
Il tizio eroico in questione è sempre molto preso dal problema del commediante e della comunicazione – oltre che dal momento in cui, da surfista, smette di remare con le braccia per prendere velocità e salta in piedi sulla tavola per cavalcare l’acme dell’onda, inseguito da qualche squalo tigre -:
”Colui che vuole muovere la moltitudine non dovrà essere il commediante di sé stesso? Non dovrà prima di tutto tradurre sé stesso in grottesca evidenza e sciorinare tutta la sua persona e il fatto suo in questa riduzione grossolana e semplicistica?”
Ah, palestrati e ipervitamizzati maschi, bianchi, americani della Silicon Valley, ingegneri eroici, siete inconsapevoli discepoli di Nietzsche e manco lo sapete, nella vostra devastante ignoranza; ma del resto voi anglosassoni non avete inventato il Rinascimento, voi non conoscete la prospettiva dell’Ade e quella della Trasfigurazione.      
La vostra genialata è stata quella di applicare l’aforisma nicciano annientando l’arte, la letteratura e la filosofia, dando la priorità assoluta alla comunicazione, all’informazione fatta solo di significanti, allo stile ridanciano e banausico del videogioco che ha schifato quello della profondità e della seria, lenta, metodica autodisciplina.     
Ecco, ora è tutto più facile e comodo, posso parlare con i miei amici, con lo smartphone, mentre produco le mie deiezioni sul cesso o mentre sono sdraiato sul letto a massaggiarmi i piedi sudati con qualche cremetta.  
Spingo tasti, spingo fuori similpensieri male digeriti ed emozioni mal formate, ma che importa: con WhatsApp sono il commediante di me stesso e smuovo le masse (dallo sfintere?).  


Mah, maschi, bianchi, americani ingegneri della Silicon Valley, è tempo che impariate qualcosa di sensato nella vostra sciagurata esistenza di nichilisti passivi: vi porto a fare un giro, per dovere di umanità, a Firenze, sotto la basilica di San Lorenzo, e cercherò di mostrarvi che cosa sono stati per il nostro Rinascimento l’Ade e la Trasfigurazione.
Invoco il primo Decano di febbraio di portarci il pensiero di James Hillman, tratto dalla sua penetrante “Re-visione della psicologia”, un grande psicologo e amico della Rinascenza, che, grazie alla splendida opera della casa editrice Adelphi, ci ha fatto capire delle cose su noi mediterranei che noi stessi italici, persi e confusi nella nostra bellissima e sciagurata, anarchica terra di elezione, non avevamo compreso:     



“È mio convincimento che noi fraintendiamo il Rinascimento vedendolo come un turbolento tributo a Dei dell’amore, della luce, della vita e della natura. Io credo che il Dio del Rinascimento e di tutte le rinascenze psicologiche sia Ade, il principio archetipico dell’aspetto più profondo dell’anima.
La mitologia greca a riprova della prospettiva totalmente psicologica di Ade dice che egli non ha templi sulla superficie della terra e non riceve libagioni...
Dalla prospettiva di Ade noi siamo le nostre immagini...
Crediamo che vita umana e anima siano naturalmente una cosa sola. Non ci siamo ancora risvegliati alla morte. Cosicché rifiutiamo quella che è la metafora prima dell’esistenza umana: che noi non siamo reali. Rifiutiamo, anche, di ammettere che la realtà umana dipende interamente dalle realtà che accadono nell’anima. Sostenere che « noi non siamo reali » significa allentare la nostra presa su tutte le apparentemente irriducibili oggettivazioni della personalità umana, si tratti del corpo organico, della personalità umana o della consapevolezza soggettiva (Descartes), e avere coscienza di esse come fantasie della psiche. Sostenere che « noi non siamo reali » significa che la realtà delle persone e ogni atto della coscienza è il riflesso d’una immagine fantastica: perché queste sono i soli veri esistenti che non siano riducibili a qualcosa di diverso dalle loro immagini; solo esse sono quali appaiono letteralmente, solo le fantasie sono completamente, incontrovertibilmente reali.”



Nel 1530 Michelangelo Buonarroti si nascose per lungo tempo nel sottosuolo delle Cappelle Medicee, sotto il convento e la basilica di San Lorenzo, in una stanza segreta.
Tra il 1529 e il 1530 il re di Spagna Carlo V, dopo aver piegato la resistenza di papa Clemente VII con il criminale sacco di Roma, decise di assediare Firenze in modo da riportare la famiglia Medici sul trono ducale.
Michelangelo aveva sostenuto a lungo la repubblica fiorentina - per quanto doveva la sua formazione artistica a Lorenzo il Magnifico e alla dinastia medicea - e i Medici, appena entrati in Firenze, scatenarono una caccia all'uomo contro gli avversari e un loro uomo d'arme, Alessandro Corsini, fu incaricato di acciuffare e forse anche torturare e uccidere Michelangelo.
Con la complicità del priore di San Lorenzo, Giovanni Battista Figiovanni, l'artista si rifugiò nel sotterraneo della Sagrestia nuova e per ingannare il tempo, ricoprì le pareti del suo rifugio con schizzi bellissimi ed energici.