27/01/19

La nutria e lo Zoo Serial Killer

- A Rubrus, ottimo fabbro e supervisore.
                                                                                   - Culex pipiens -                         
 
In principio fu la zanzara.
Qualcuno dice che all'inizio fu il fulmine e poi la clorofilla, ma, ahia! io dico...'sta cavolo di zanzara!
Si posa, con il suo ronzio fastidioso sul braccio e comincia a succhiarmi il sangue.
Lascio fare. Lo accetto. E’ naturale.
E’ nell’ordine delle cose.
Avete mai assistito alla meravigliosa metamorfosi della larva di zanzara che esce dall’acqua mutata in insetto adulto?
Meraviglioso, eh!
L’insetto, sazio, vola via dalla finestra.
Arriva un passero e si mangia l’alata vampira.
Il mio dito indice scivola sul coltello, ma decido di non intervenire.
Il Libro della Natura volta le sue pagine in modo armonioso e aggraziato.
Non posso disturbare.
Sono un tipo preciso e meticoloso.
Il passero si posa per un attimo sul terrazzo del mio lindo appartamento.
Un gatto rosso gli salta addosso.
In un lampo estatico, lo azzanna alla gola e comincia a divorarlo.
Penne e piume comprese.                       
La mia mano accarezza una beretta calibro 7,65, ma lascio che sia.
Sono talmente sereno nella mia decisione di “lasciare che sia”, che metto il CD con la canzone " Let it be " dei Beatles, e lo faccio maestosamente risuonare tra le bianche pareti del salotto.
E’ magnifico, non c’è traccia di polvere e ragnatele.
Oh, musica celestiale! Sento le ferine mascelle del piccolo felino che ripuliscono
accuratamente gli ossicini del bruno uccellino, e poi cominciano a triturarle.
Un gatto non butta via niente.
Terminato lo spuntino, il gatto con un balzo atterra nel cortile e…viene subito attaccato dal pit-bull del vicino!
Che notte movimentata!
Il gatto è rapidamente squarciato dalle possenti fauci del cane e dilaniato, mentre il sonno del circondario non è disturbato.
Questo cane per i miei gusti è già un po’ troppo umanizzato.
Quasi quasi sparo.
Non ce la faccio.
C’è ancora troppo animale in quella bestia antropomorfizzata.
Ecco, forse ci siamo.
Dietro di lui, arriva il suo aguzzino, roteando in aria una mazza da baseball in metallo.
Lo colpisce alla schiena. Ancora e ancora.
Deve pagare per la tracotanza dei suoi bassi istinti.
Il povero cane guaisce. Sembra il pianto disperato di un bambino.
Colpito, ancora e ancora. Caina e rantola.
Ecco il mantra magico si accende nel mio cuore: ”…e infine il Signore sull’Angelo della Morte sul macellaio che uccise il toro che bevve l’acqua…”
Io sono la Nutria, forse, per tutti una misera cosa, marginale, lo so, ma posso ristabilire il corso naturale degli eventi, grazie al potere del mio mantra.
Occorre eliminare il disarmonico elemento umano.
La boriosa concezione antropocentrica.   
 
                                                   
Salve a tutti, mi presento, sono una poiana comune, e il mio nome è Buteo.
Non vi preoccupate, lungi da me il pensare di potervi spiegare che cosa diavolo è successo nella mente di questo tizio che sta sproloquiando e si è autonominato “la Nutria”.
Sapete, a noi poiane piace stare ai bordi delle strade, su arbusti, pali o balle di fieno, in silenzio e in disparte.
E sai che facciamo? Spiamo le nostre prede dal nostro appostamento, con pazienza, incessantemente.
Aspettiamo il momento giusto e poi...zac!
Uhmm...là c'è una bella nutria di dieci chili spappolata da un T.I.R. sulla tangenziale, e prima di andare a pranzare voglio esservi utile, visto che voi umani siete sempre così gentili a spiaccicare qualsiasi essere vivente - e pure quelli della vostra specie, che sanno vagamente di cane- sull'asfalto, per la delizia dei nostri stomaci.
Pensavo di fare una buona azione cercando di presentarvi alcuni fatti che raccontano la genesi di questa strana persona.
“La nutria” prima di sbroccare e autonominarsi così si chiamava Mauro ed era un patito di mountain-bike.
Quando poteva, andava ad allenarsi nei bei parchi intorno a Pavia.
Un giorno, mentre costeggiava un campo delimitato da profondi fossati e ampie rogge, sentì degli spari di doppiette, fuori stagione (in primavera) e vide dei cacciatori sparare a dei grossi topi, molto lenti e facili bersagli.
Un tizio da lontano gli gridò in dialetto di andarsene, se non voleva beccarsi qualche pallettone…
Mauro filò via e si nascose dietro un gruppo di robinie; cominciò ad assistere inorridito a un’autentica, assurda carneficina di nutrie; una mattanza senza senso, dove le bestie, o per meglio dire i diavoli - non voglio offendere la mia nibile categoria- come sempre erano quei violenti fanatici e ignoranti armati di fucile.
Da informata piccola aquila di campagna mi preme segnalarvi la strana storia della nutria.
Questa vicenda è legata allo sfizio consumistico delle ricche Signore dell’alta borghesia che volevano farsi la pelliccia di “Castorino”.
Il Myocastor Coypus, proviene dal Sudamerica, è stato importato in Italia nel 1928 per farne pellicce.
Negli anni 60/70 il mercato del castorino conobbe una solita crisi, e gli allevamenti furono abbandonati; gli animali fuggirono o vennero liberati.
Grazie alla sua straordinaria capacità di adattamento, la nutria è proliferata in tutt’Italia e certo può creare dei danni ambientali, perché divora le uova degli uccelli acquatici ed erode gli argini dei fiumi e dei campi, per farsi le tane, essendo un formidabile roditore.
Tanto per cambiare, al posto di predisporre un piano di catture mirate, per riportare l’incolpevole animale nelle sue terre d’origine, un problema creato dall’uomo diventa un capro espiatorio affinché lo stesso sfoghi la sua terribile violenza.
Lo stesso destino ha colpito il topo muschiato, l’ondatra, allevato, dimenticato e poi abbattuto a vista, perché “ i topi fanno schifo e portano le malattie”, come recitano atavici luoghi comuni per male informati.
Dopo il massacro e allontanatisi i cacciatori, Mauro vagò per il campo, disseminato da un centinaio di corpi di nutria ridotti a frattaglie. Inutile dire che s’inginocchiò a piangere in mezzo a quello scempio, essendo un animalista fanatico da quando era bambino.
Da una tana scavata nel greto di un fossato, uscì un enorme nutria, dotata di una folta pelliccia color verde, e andò a sedersi davanti allo spettatore di quel massacro,
osservandolo con degli occhietti rossi e vispi.
Per quanto sia un rapace e come minimo ci vedo come un'aquila, non posso spiegarvi il perché degli strani colori del roditore; credo che si trattasse di una specie mutante, di un animale che si è nutrito degli abbondanti rifiuti tossici che infestano la pianura lombarda e ha sviluppato una nuova morfologia.
E anche nuovi poteri mentali, perché cominciò a comunicare telepaticamente con il nostro sbigottito ciclista animalista.
“ Mauro, ti chiedo solo una cosa: vendetta, spietata vendetta.
Ti passo i miei poteri: ti sosterranno nella tua opera di giustizia.
Uccidi tutti gli assassini di animali innocenti!”.
Dopodiché lo morse e dopo una lenta incubazione, in un’afosa serata d’agosto
Mauro si trasformò ne “la Nutria”.
Così questo fu il primo di un nuovo tipo d’omicidi seriali.
Il morso della nutria mutante aveva infuso nel corpo di Mauro una forza furibonda e sovrumana, che s’innesca alla sola vista di un maltrattamento su un animale.
Il mantra tratto da una celebre canzone di Angelo Branduardi partiva nella sua mente - a lui caro ricordo d'infanzia - e una voglia irrefrenabile d’uccidere lo portava a eliminare i violenti con un’iniezione di cianuro di potassio da 300 mg, il metodo di liquidazione perlopiù preferito dal maniaco ecologista.
Il sadico padrone del pit-bull fu ritrovato immerso in una fossa ricolma di letame, in aperta campagna.
Fulminato da una letale iniezione al cianuro.
Eseguita con scientifica precisione nella carotide del collo.
Fuori del letamaio c’era il corpo massacrato del pit-bull.
Il suo stomaco conteneva avanzi di gatto.
Quello del gatto resti di penne e di piume e intestini di passero.
Nelle interiora del pennuto furono rivelate microscopiche scorie di zanzara.
L'invisibile armonia della natura era stata ristabilita.
La Nutria, nel giro di due anni, terrorizzò il Bel Paese con le sue iniezioni al cianuro nella carotide di chi ha commesso atti di violenza sugli animali.
La Nutria uccise quattordici persone.
Caddero, per diretta conseguenza, le teste di vari Pubblici Ministeri e di sette Commissari di Pubblica Sicurezza.
Il caso giocava a rimpiattino da un pool investigativo all’altro, ma nessuno riusciva a prendere il serial-killer zoologico.
Si richiamò dalla pensione il pubblico ministero Nello Viola, noto investigatore d’assassini seriali.
Durante la sua lunga carriera n’aveva acchiappati una bella decina.
Dopo aver esaminato i voluminosi faldoni riguardanti la Nutria – nessuno ovviamente sapeva il suo vero nome, il caso era stato denominato dalla stampa Zeta Kappa, “Zoo Killer”- e le dinamiche dei suoi crimini, il dottor Viola si poneva questa riflessione, un mattino che si radeva davanti allo specchio:
- Questo giustiziere animalista per sfogare gli istinti del suo basso ventre, s’è inventato come ristabilitore dell’ordine cosmico.
Chiunque maltratti o macelli o vivisezioni o abbandoni qualsiasi genere d’animale si deve ritenere un potenziale condannato a morte.
Il movente è indicato con precisione dal suo rituale circolare.
Dato che nella vita non se lo fila nessuno, s’è autoproclamato Madre Natura.
Questi frustrati post-moderni, mettono sempre in discussione i comportamenti degli altri e non pensano mai, ma nemmeno per una frazione di secondo delle loro tristissime vite, a mettere in discussione i loro difetti, e loro stessi!
Come aveva ragione il favolista greco Esopo!
Giriamo per strada con due bisacce sulle spalle.
Davanti a noi, in quella più piccola ci stanno le magagne e le brutture del nostro prossimo.
E non perdiamo occasione di notarle e criticarle a tutto spiano.
Questa attività ci piace tanto, e spesso sprechiamo la vita a infangare e demolire tutto e tutti.
Quella dietro, la più voluminosa, e di molto, contiene le nostre miserie e bassezze.
Quella, non solo non c’interessa, ma proprio non la vediamo.
Guai se qualcuno si azzarda a farcela notare!
Zeta Kappa, lo Zoo Killer.
Dove sei?
Dove abiti?
Come posso fermarti Signor Bovary delle bestie?
Lo sai chi sei, in verità?
Sei solo l’ennesimo insoddisfatto dell’ormai imperante reclutamento allargato dei falliti.
La vittima carnefice del sistema consumistico.
Come riuscire a farti capire che bisogna amare gli animali solo per essere più vicini e sentirsi più fratelli delle persone?
Per esprimere un’altra potenzialità dell’essere umano?
Dopo questa meditazione il Viola annunciò una mossa a sorpresa.
Convocò una conferenza stampa a livello nazionale e lanciò il seguente avviso all’omicida seriale.
— Caro Zoo Killer, io non muoverò un muscolo per cercare di catturarti.
Sei troppo preciso e sicuro.
Sfiori quasi il divino nell’arte di non lasciare tracce.
Ti faccio una proposta.
Ormai sono troppo anziano perché possa andare in giro con una scorta armata.
Perdonami. Ho meglio da fare che giocare al gatto col topo.
Se vuoi, pedinami. Voi serial-killer siete dei campioni in questo campo, lo sappiamo bene
dai film e dai romanzi.
Ogni giorno entrerò in un bar diverso a farmi un cappuccino.
Quando ti senti sicuro, siediti vicino a me e facciamo due chiacchiere.
Nessuno mi proteggerà.
A presto, Zeta Kappa.
I cronisti dei mass-media rimasero tutti a bocca aperta.
Viola abbandonò il caso e non ci fu verso di farlo tornare indietro.
La sua decisione fu irrevocabile.
Le Istituzioni erano impotenti.
A lui non poteva fregare di meno.
Per un anno gli omicidi dello Zoo Killer/ la Nutria continuarono impuniti e senza interruzioni.
E ora, con permesso, la vostra Buteo vi saluta e va a mangiare quella carogna di nutria sulla strada.
Vi lascio al finale della storia.