16/01/17

FALCON TEMPO E IL PROGETTO "STARDUST" DI 90Peppe90 e Mauro Banfi

                                                       
  PROLOGO 
                             di 90Peppe90




L’universo.

Uno sconfinato spazio dalle molteplici sfaccettature, dalle infinite possibilità, dalle numerose sovrapposizioni e mescolanze di livelli e dimensioni, strutture e sovrastrutture, secondo regole precise e perfette, la conoscenza delle quali è riservata a pochi e anelata da molti.
Tutto si muove ed esiste in perfetta armonia, seguendo uno schema ordinato ed esente da errori, tracciando precise scie nello spazio-tempo e assolvendo – quasi sempre inconsciamente – obiettivi prefissati, necessari alla stabilità e all’equilibrio, al giusto corso degli eventi.
Eppure, non tutte le componenti dell’universo – unico e multiplo al tempo stesso – si limitano a procedere come da copione predeterminato. Non tutti si limitano a seguire le indicazioni e attenersi alle leggi, allo scopo ultimo della loro creazione. Perché alcuni di questi elementi sono caratterizzati dall’intelligenza. E, a volte – ma solo a volte –, vanno oltre. Si spingono più in là, riuscendo a sbirciare o, addirittura, mettere la testa fuori dal sentiero tracciato davanti a loro dal momento della nascita.
Un comportamento apprezzabile, assolutamente positivo in taluni casi, l’esatto opposto in altri. Rompere l’ordine, spezzare la precisione, provare a modificare il percorso. Eliminare l’accezione “predeterminata” dal significato dell’esistenza.
Capita che questi episodi fuori dagli schemi generino interessanti modifiche alla Creazione, migliorie che siano di giovamento al tutto e a tutti. In altre occasioni, invece, la multipla struttura unitaria dell’universo ne risente negativamente…
Una di queste occasioni sta avendo luogo in un pianeta ovviamente abitato da forme di vita intelligenti. Una popolazione che ha chiamato il pianeta “Terra” e si è identificata come “genere umano”.
Una popolazione che si prepara ad assistere, occhi al cielo e bocca aperta per lo stupore, ad uno spettacolare accadimento prodotto dall’universo che li accoglie e circonda.
Una popolazione ignara che ogni accadimento sia caratterizzato da un dato obiettivo. Un compito da svolgere.
Che presto sarà rivelato.
 FALCON TEMPO  
                  di Mauro Banfi    


-         A Giuseppe Vitale



- Leonardo da Vinci "Mago":
disegno di Antonio Calzone -


             I – ACQUA CHE CADE SULLE ACQUE    

Una lunga e corpulenta gatta rossa stava osservando dalla finestra della sua amica umana Lucrezia Donati, nelle pieghe di una giornata umida e ventosa, il suo eterno fidanzato Piero entrare in un casolare dimenticato del paesino di Vinci, a pochi chilometri da Firenze.  
Dietro la tendina azzurra, la custode delle visioni non perdeva un movimento del suo sodale a due zampe.   
Quanto era cambiato dai tempi dello spolverio delle stelle…     

“Mi chiamo Piero Vinci e comincio a scrivere questo taccuino nel segno della metamorfosi: racconto una serie di mutazioni che mi hanno reso diverso da quello che ero un tempo, quando ero sempre identico a me stesso.
Dal giorno di quella prima mutazione – quando la Via Lattea scivolò giù dalla tendina della notte ed entrò sibilando nella mia anima -, fino al ritrovamento di questi simboli incisi dal mio avo Leonardo da Vinci sulle tavole di noce di questa parete,

         
- osservare il disegno con uno specchio per decifrare le frasi di Leonardo -

mi è sembrato d’aver riconosciuto qualcosa che prima avevo sotto il naso, da quando sono nato, e non riuscivo a notare.    
Premo il pannello quadrato su cui sono sovraincisi i geroglifici “zero serpente – zero più”, e un meccanismo sconosciuto e segreto mi rivela la macchina del tempo inventata dal mio antenato.       


Ora collegherò nell’ingranaggio laterale le tubature che alimenteranno il Falcon Tempo al torrente Streda e i vortici si propagheranno, come è scritto nel taccuino segreto:       

-La direzione prevalente (potente) del movimento in linea retta e il movimento rotatorio prodotto dall’elemento che si scontra con la sua stessa massa causa il vortice.    
Nella struttura dell’icosidodecaedro vedasi come i centri di violenza in espansione, scatenati all’esterno nella materia, diventano vortici centripeti di interiorizzazione -.
Mi preparo a viaggiare nello spazio-tempo.”        






I – IL VOLTO NASCOST

“Dal giorno dello spolverio delle stelle sono continuamente un altro.
Diventa sempre più difficile per me ricordare che cosa ero come burocrate della Repubblica italiana.     
Per approssimazione, direi qualcosa come un grosso e grasso ragno – sempre e ogni giorno immedesimato nella mia funzione -.
Tutto ciò che è banale e ripetitivo aveva intessuto intorno a me una ragnatela sempre più fitta e spessa e quei fili erano diventate le sbarre d’acciaio di una prigione dove io stesso stavo seduto al centro, seduto sulle mie feci; come una abnorme tarantola che è rimasta impigliata nella sua stessa trappola e deve autoavvelenarsi e nutrirsi del suo stesso organismo per non morire di fame.       
       
                                                     ***
Un giorno il mio collega d’ufficio Michele mi avvisò che quella sera andava in onda una puntata speciale di “Ulisse, il piacere della scoperta”, intitolata “Il volto nascosto” e dedicata al grande Leonardo da Vinci.     
La guardai in prima serata estasiato, e vidi il volto del mio antenato nascosto sotto le frasi redatte con la scrittura mancina a specchio nello strabiliante “Codice del Volo”, riprendere la sua fisionomia cinque secoli dopo, grazie alle meraviglie della computer grafica.




Registrai la trasmissione e poi fissai quel volto nello schermo col fermo immagine: ero io, sputato e uguale, quell’uomo di mezz’età dalla capigliatura fluente e i grandi occhi azzurro chiaro.



Da quando sono nato, ho cercato di leggere e studiare le opere di Leonardo, e ho provato anche a penetrare, con l’aiuto di qualche manuale di divulgazione, gli scritti di Giordano Bruno, Copernico, Galileo Galilei ed Einstein.
Ma non ho mai capito nulla delle loro teorie e delle loro intuizioni.
La mia è sempre stata solo una somiglianza fisica a fare da involucro a una totale ignoranza.    
Io, un anonimo discendente di Pandolfo da Vinci, nato nel 1494, figlio di Piero – il padre di Leonardo – e di Lucrezia da Guglielmo Cortigiani, la quarta moglie del trisavolo sposata da Pandolfo nel 1486, sono sempre stato del corredo genetico grezzo, privo di qualsiasi scintilla della prodigiosa intelligenza leonardesca.

                                                    ***

Quella stessa fine settimana ero salito da Firenze a Vinci, nella casa ereditata dalla mia famiglia (nel tempo il cognome aveva perso la preposizione “da”, in via Roma (ai tempi di Leonardo si chiamava Piazzetta Guazzesi).   
Come sovente amavo fare nei fine settimana, puntai il mio dilettantesco cannocchiale galileiano verso la stellata splendente della Via Lattea.
Come sempre provavo un intenso piacere fisico per quel contatto notturno con l’universo, ma persisteva quel totale distacco dell’incolto che ero.      
I miei pensieri torbidi e ciechi non andavano oltre l’irrazionale gusto di sentire gioia per essere lì, in quel momento. 
Poi avvenne il prodigio.       
Le stelle presero a pulsare e poi scoppiarono come fuochi d’artificio e disseminarono intorno a loro una polvere radiosa che ricoprì ogni cosa.
Il mio corpo diventò luminoso e la mia mente iniziò a concepire ragionamenti vasti e articolati mai avuti prima. 
Riflettevo sulla crescente complessità dell’universo.    
Man mano che le nostre conoscenze scientifiche sono cresciute, la crescente complessità del Cosmo nella coscienza umana è diventata sempre più coerente e consapevole.
Stiamo imparando ogni giorno un pochino di più che siamo solo una piccola parte di questo continuo flusso d’energia (non creato e senza fine, non nato e mai non morto, al massimo inorganico e non vivo) che chiamiamo Multiverso.    
Non siamo il centro del Cosmo: non lo abbiamo ancora assimilato a livello psicofisico (solo cerebralmente), ma è così.  
Non siamo una razza eletta, a parte, distinta dagli animali, dai vegetali e dai minerali.
Non lo abbiamo ancora incorporato - questo scomodo sapere – nelle nostre vite quotidiane, ma è così.    
Siamo come un figlio unico, mammone e viziato, che crescendo e sperimentando impara che gli universi non girano intorno a lui come credeva quando era un fanciullo cresciuto nella bambagia.     
Siamo una parte interconnessa della natura: siamo natura integrata alla natura.       
Non siamo osservatori esterni, indifferenti, neutrali.   
Siamo situati nel Cosmo: il nostro punto di vista è sempre dall’interno del Multiverso, anche quando ci atteggiamo a freddi e distaccati analisti.       
Nell’oceano immenso di galassie e di stelle siamo solo un infinitesimo angolo sperduto ma ricoperto dalla stessa polvere di stelle, percorsa dalle stesse particelle e onde luminose che emettono le supernove quando nascono esplodendo.   
Ah, Il mio organismo diventò sfolgorante mentre il divino ascende in ogni momento attraverso la materia… o forse la materia è il divino nella sua forma più condensata?”   

01/01/17

LE PECORE CINESI



(storia da leggere per non diventare uno zero sommato)
“Chi si fa pecora, il lupo se lo mangia”
Proverbio popolare  

Avvertenza: il racconto è politicamente scorretto


I




Così avvenne che il pastore chiamò a rapporto i suoi cani-pastore e disse:
«Oggi marchieremo sulla fronte delle nostre pecore cinesi il segno dello zero sommato.    
Questo è il grande giorno per il quale siete stati cresciuti e addestrati fin dalla nascita.    
E’ bene ricordarvi perché state per operare questa bollatura a fuoco.
Le pecore cinesi sono lo scheletro e il sostentamento della nostra società, prima di essere il nostro lavoro.    
Gli ovini cinesi ci forniscono lana, latte, combustibile sotto forma di escrementi e infine la loro stessa carne.    
Affinché producano tutte queste merci senza ribellarsi alla loro funzione sociale è necessario che credano di essere libere e felici.    
Per indurle in questo stato di manipolazione ipnotica civile, fin da quando erano agnelli, sono state educate a conformarsi all’ideale vigente nelle grandi città che comprano i loro prodotti finiti: l’acquisto compulsivo e insensato di oggetti e di cibo.    
Fin da quando erano agnelli, sono state convinte a credere che la loro lana serve a creare degli stracci chiamati “vestiti alla moda”, che gli abitanti delle megalopoli si accaparrano dentro enormi capannoni.    
E che i loro escrementi alimentano le macchine che trasportano gli uomini per tutto il pianeta.    
E che il loro latte è trasformato in cibo che va a ruba nei grandi magazzini delle città.    
E infine anche la loro stessa carne sarà data in pasto agli affamati nevrotici delle città che si gettano su ogni tipo di cibo e di consumo in modo ossessivo e violento.    
Fin da agnelli, inculchiamo nelle loro menti il senso doveroso e ineluttabile di un inconsapevole sacrificio, in nome della nostra gloriosa società di pastori.    
Oggi, miei fedeli cani-pastore, radunerete il gregge delle pecore cinesi nel recinto di raccolta e le incanalerete nel corridoio della marcatura, dove a una a una sarà tatuato sulla loro fronte, con il ferro incandescente, il logo dello zero sommato.    



Per renderle mansuete organizzeremo per conto loro una marcia di protesta contro le aggressioni dei lupi cattivi, nostri complici nell'opera di coesione e protezione sociale.    
Permetteremo loro d’indossare qualche straccetto colorato per farle sentire più emancipate e ribelli; lasceremo che urlino qualche frase stereotipata senza senso e costrutto, tipo “i lupi cattivi sono l’espressione di un sistema malvagio”, o “vogliamo crescere i nostri agnelli in pace!” e, manipolando i loro deboli cervelli con questi ridicoli luoghi comuni, in questo modo le renderemo degli zeri sommati, una specie di bestie d’armento che vive senza futuro e incapace di creare una propria vita autonoma.    
Più si crederanno libere e felici più le controlleremo a nostro piacimento.    
Con la finta marcia di protesta rafforzeremo in loro l’istinto gregario del gregge, vale a dire l’impulso a essere “zero più zero uguale a zero”, dove ogni zero ha “diritti uguali” agli altri zero, dove è virtuoso ed eticamente civico e sociale essere zero.    
Il mantenimento di questo ideale gregario è fondamentale per promuovere l’ideale dominante della nostra società: l’acquisto insensato e ossessivo di oggetti e di cibo.    
Consapevoli della necessaria importanza del nostro lavoro, su la zampa e pronunciate, prima dell’operazione di marcatura, il nostro giuramento di fedeltà eterna alla società dei consumi:    
( il pastore strinse il pugno e tese il braccio destro davanti al suo cuore, mentre i cani-pastore alzarono le zampe destre)
  
“Produci, consuma e crepa!  
Zero più zero uguale a zero!  
Produci, consuma e crepa!  
Ma zero elevato allo zero, che si eleva dallo zero, può diventare uno, può diventare qualcosa d’individuale e di pericoloso, e allora:  
omologare, conformare, sorvegliare, prevenire e reprimere senza pietà!
Produci, consuma e crepa, zero sommato!”