Mi hanno chiesto che
cosa voglia dire "mettersi al servizio della storia".
Be', è come chiedere ad un imbianchino
che cosa pensi della Gioconda. Può dirlo, ma non aspettatevi chissà quali
profondi pensieri.
Visto l'opus magnum non mi resta che
iniziare affidandomi alla divinità e questa è la mia invocazione "Le Muse
o chi per esse proteggano il lettore dall'autore che vuole dimostrare
qualcosa".
Il mio pensiero da badilante della
narrativa, infatti, è il seguente: se uno vuole dimostrare qualcosa - qualunque
cosa, dalle teorie socioeconomiche del momento all'efficacia dello stile in
voga - fa meglio a scrivere un saggio (o una poesia).
Se scrivi narrativa quello che conta è
soprattutto la storia.
La storia, secondo me, altro non è che
quello che succede ai personaggi, i quali agiscono o reagiscono a certi eventi.
Orbene, se un personaggio fatto in un
certo modo fa una certa cosa, o la subisce, le sue reazioni non sono infinite.
Ce n'è una certa gamma, anche vasta, ma non tutto è concesso.
In altre parole, una certa azione
comporta certi altri fatti e ne esclude certi altri, necessariamente.
Siamo lontanissimi (a mio parere) dal cliché
dello scrittore invasato dall'ispirazione.
Il fatto è che, da certe premesse non
possono che derivare certe conseguenze e non certe altre.
Il mettersi al servizio della storia non
vuol dire altro che prendere atto di questa necessità.
Se le premesse non ci piacciono, le
cambiamo, ma se le conseguenze non ci piacciono, però sono imposte dalle
premesse, ce le teniamo, che ci piacciano o no. E se questo
va contro le nostre convinzioni, pazienza.
Questo secondo me, dal punto di vista
della morale implica che possiamo anche non condividere la morale che emerge
dalla storia raccontata.
Parlando di opere di fantasia, tra l'altro, è raro che ciò accada perché è poco probabile che un autore narri storie che non piacciono a lui. Parlando dello stile, invece, comporta che si rinuncia a una certa espressione o se ne adotta un'altra perché quella scelta è più idonea di quella scartata ad esprimere il concetto o il fatto o il pensiero narrato.
Parlando di opere di fantasia, tra l'altro, è raro che ciò accada perché è poco probabile che un autore narri storie che non piacciono a lui. Parlando dello stile, invece, comporta che si rinuncia a una certa espressione o se ne adotta un'altra perché quella scelta è più idonea di quella scartata ad esprimere il concetto o il fatto o il pensiero narrato.
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