di Enrico Di Cesare
Una
macchia azzurra arriva pianissimo a
bordo strada e parcheggia.
La
guardiamo come dal decimo piano di un ipotetico palazzone che si affaccia sulla
strada, poi piano piano scendiamo di livello fino a raggiungerla.
Appena
la portiera accenna ad aprirsi, ecco che un gruppo si motociclette, di quelle
da passeggio e da ammirare e basta, un gruppo di Harley Davidson, con guidatori
barbuti, occhialuti e giubottati, passa rombando senza curarsi dell’automobile
e della sua portiera che timidamente si retrae.
Al
nuovo tentativo di apertura passa una automobile e suona il clacson.
Poi
alla fine scende un uomo, vestito come gli impiegati di banca, con un borsello
nero.
In
lontananza si sente il rombo, indistinto e sempre uguale, delle macchine sulla
strada a scorrimento veloce della gente che torna a casa.
L’uomo
chiude con cura lo sportello, senza sbatterlo troppo, va al bagagliaio, ne trae
una busta della spesa, di quelle che usano le brave massaie per evitare di
inquinare l’ambiente, di quelle di plastica grossa, colorata a grandi crisantemi
rossi e gialli, che compri una volta e la usi poi per sempre, e attraversa la
strada.
Sul
marciapiede incrocia un ragazzotto che va veloce sui pattini con un bello
zainetto sulle spalle.
L’uomo
sale le scale e è davanti al portoncino di casa.
Esita.
Si
gira un attimo, guarda l’orizzonte del suo vicinato, guarda a ovest il tramonto.
Poi,
come con un atto eroico, infila la chiave e apre.
Quando
chiude dietro di sé la porta, tutto è buio e tutto è silenzio.
Riusciamo
a vedere nel buio solo la cornea bianca dei suoi occhi.
Dopo
un attimo si muove.
Nel
buio e nel silenzio della casa, i rumori che normalmente non si sentono,
confusi negli altri, sono amplificati. I suoi passi sembrano quelli del Gigante
di Pietra dei cartoni animati, il click dell’interruttore della luce, una
martellata al muro, lo scrosciare dell’acqua della doccia il rombo delle
cascate del Niagara.
Ora
ricompare vestito di una tuta sportiva, abbondate, i capelli umidi con qualche
gocciolina che cade dall’estremità, ai piedi pantofole imbottite che non fanno
nessun rumore quando cammina.
Accende
il televisore.
È
grandissimo, di quelli moderni a schermo piatto, a cristalli liquidi.
La
stanza, forse un po’ troppo piccola per quel televisore, si tinge di un riflesso
blu – azzurrognolo.
C’è
un uomo dai capelli bianchi che cerca di essere simpatico, senza riuscirci
troppo, che porta avanti un giochetto di parole che i concorrenti devono indovinare.
A ogni domanda, nel sottofondo, si sente una musichetta sempre uguale e
ripetitiva, di quelle che suonano le slot machine per invogliare a giocare.
L’uomo
apre la borsa della spesa e ne trae fuori un pesce.
A
dir la verità, sembra un serpente, è lungo e affusolato, quasi piatto, ha una
testa con la bocca grande e in essa due denti aguzzi nella parte anteriore. È
una spatola.
Con
mani sapienti e veloci, taglia via la testa e la parte terminale e con un coltello
affilato e lungo taglia la carne staccandola dalla spina e ne fa dei filetti.
Le
sue mani corrono veloci. Ora, dopo averla ben pulita e lavata, tritano, con un
bel coltello dalla larga pancia, la cipolla da mettere nell’olio caldo per il
soffritto.
Per
un attimo si ferma e vediamo i suoi occhi fissi sovrapporsi a altri femminili,
in un bellissimo viso regolare e giovanile.
Va
bene, corri, corri, la carriera ti aspetta, ma io non ti aspetto più! –
Ora
le mani hanno ripreso a tagliuzzare, gli occhi della ragazza sono spariti, e
quelli dell’uomo piangono.
Ma
non c’è un minuto da perdere, il gioco delle parole sta per terminare e per il
TG deve essere a tavola, come ogni sera.
La
spatola è nella padella, poi sale, un pizzico di peperoncino, origano e un po’
di vino bianco. Due fettine d’arancia e poi tutto è coperto per la cottura.
Ha
quattro minuti per apparecchiare la tavola.
Il
TG comincia.
La
Terra gira nello spazio blu, tra foto, cartoline di mille città, e poi le foto
dei personaggi importanti che fanno la politica mondiale.
L’uomo
è seduto al suo posto come ogni sera, ha davanti il suo bel piatto di spatola
all’arancia, un bicchiere di vino, ma non mangia, i suoi occhi fissano lo
schermo.
Ci
sono i titoli del TG.
Una
voce femminile, calda e monotona, li elenca, mentre le immagini cambiano
rapidamente.
Agosto
caldissimo quest’anno, preannunciano i meteorologi.
In sei muoiono
durante lo sbarco a Lampedusa a pochi metri dalla spiaggia.
Recrudescenza
della guerra in Siria, i ribelli accusano
Bashar
al-Assad dell’uso di gas tossici.
Sempre più
profonda la crisi in Europa, ancora giù il PIL.
…
I
suoi occhi rimangono fissi come nel vuoto.
Lentamente
vengono sostituiti da altri occhi femminili.
Poi
il viso della donna diventa sempre più evidente.
Ha
più anni della prima, ma è ugualmente bella.
Tu
ami il tuo egoismo, ti piace vivere da solo. Allora sai che ti dico? Vivi la
tua vita da solo! –
Questa
volta non ci sono le cipolle tritate a farlo piangere.
Questa
volta i suoi occhi rimangono asciutti, e l’uomo comincia a mangiare la sua
spatola all’arancia.
Con
lentezza, assaporando ogni boccone, sorseggiando il vino.
Poi
all’improvviso.
Poi
all’improvviso accade qualcosa.
Poi
all’improvviso accade qualcosa di strano.
Poi
all’improvviso accade qualcosa di strano che cambia l’atmosfera, la rende
misteriosa e irreale.
Il
televisore comincia a avere dei difetti alle figure, diventano sproporzionate,
goffe e mostruose, poi, ancora, le immagini si scompongono, lo schermo perde i
colori.
Si
ricompongono immagini antiche, granulose, quasi indefinite.
Attentato a
Dallas al Presidente Kennedy.
Ucciso Martin
Luther King, il difensore dei diritti dei neri.
Begin ucciso
alla spianata delle Moschee da un estremista di destra.
Sedici morti a
Milano, esplosa una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura.
Le truppe del
patto di Varsavia entrano a Praga.
Le truppe
Sovietiche distrutte in Afganistan.
Uccisa in un
attentato Indira Gandhi.
Ucciso durante
una parata militare Anwar Sadat.
È strage a
Piazza Tienanmen.
Trovata a
Senebrica la fossa comune dell’eccidio: circa ottomila i morti.
Dagli
occhi dell’uomo cominciano a sgorgare lacrime, sempre più copiose.
Il
televisore è attraversato da nuove e più devastanti interferenze.
È ormai guerra
tra Iran e Israele e si teme l’uso di armi nucleari.
La California
cancellata dal terremoto.
Ritrovato il
corpo di Aldo Moro.
Trovato
impiccato piccolo imprenditore: la crisi gli aveva mangiato la fabbrica e tutti
i risparmi.
Trovati i
resti del corpo della donna scomparsa: era stata fatta a pezzi e sepolta in un
bosco. Arrestato il compagno.
Cinque
alpinisti morti assiderati sul Monte Bianco.
…
…
Cena da solo,
ma la sua villetta esplode misteriosamente …
Un ottima rappresentazione del narcisismo post moderno, complimenti Enrico
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