21/10/14

Spatola all'arancia


di Enrico Di Cesare



Una macchia azzurra arriva pianissimo a  bordo strada e parcheggia.
La guardiamo come dal decimo piano di un ipotetico palazzone che si affaccia sulla strada, poi piano piano scendiamo di livello fino a raggiungerla.
Appena la portiera accenna ad aprirsi, ecco che un gruppo si motociclette, di quelle da passeggio e da ammirare e basta, un gruppo di Harley Davidson, con guidatori barbuti, occhialuti e giubottati, passa rombando senza curarsi dell’automobile e della sua portiera che timidamente si retrae.
Al nuovo tentativo di apertura passa una automobile e suona il clacson.
Poi alla fine scende un uomo, vestito come gli impiegati di banca, con un borsello nero.
In lontananza si sente il rombo, indistinto e sempre uguale, delle macchine sulla strada a scorrimento veloce della gente che torna a casa.
L’uomo chiude con cura lo sportello, senza sbatterlo troppo, va al bagagliaio, ne trae una busta della spesa, di quelle che usano le brave massaie per evitare di inquinare l’ambiente, di quelle di plastica grossa, colorata a grandi crisantemi rossi e gialli, che compri una volta e la usi poi per sempre, e attraversa la strada.
Sul marciapiede incrocia un ragazzotto che va veloce sui pattini con un bello zainetto sulle spalle.
L’uomo sale le scale e è davanti al portoncino di casa.
Esita.
Si gira un attimo, guarda l’orizzonte del suo vicinato, guarda a ovest il tramonto.
Poi, come con un atto eroico, infila la chiave e apre.
Quando chiude dietro di sé la porta, tutto è buio e tutto è silenzio.
Riusciamo a vedere nel buio solo la cornea bianca dei suoi occhi.
Dopo un attimo si muove.
Nel buio e nel silenzio della casa, i rumori che normalmente non si sentono, confusi negli altri, sono amplificati. I suoi passi sembrano quelli del Gigante di Pietra dei cartoni animati, il click dell’interruttore della luce, una martellata al muro, lo scrosciare dell’acqua della doccia il rombo delle cascate del Niagara.
Ora ricompare vestito di una tuta sportiva, abbondate, i capelli umidi con qualche gocciolina che cade dall’estremità, ai piedi pantofole imbottite che non fanno nessun rumore quando cammina.
Accende il televisore.
È grandissimo, di quelli moderni a schermo piatto, a cristalli liquidi.
La stanza, forse un po’ troppo piccola per quel televisore, si tinge di un riflesso blu – azzurrognolo.
C’è un uomo dai capelli bianchi che cerca di essere simpatico, senza riuscirci troppo, che porta avanti un giochetto di parole che i concorrenti devono indovinare. A ogni domanda, nel sottofondo, si sente una musichetta sempre uguale e ripetitiva, di quelle che suonano le slot machine per invogliare a giocare.
L’uomo apre la borsa della spesa e ne trae fuori un pesce.
A dir la verità, sembra un serpente, è lungo e affusolato, quasi piatto, ha una testa con la bocca grande e in essa due denti aguzzi nella parte anteriore. È una spatola.
Con mani sapienti e veloci, taglia via la testa e la parte terminale e con un coltello affilato e lungo taglia la carne staccandola dalla spina e ne fa dei filetti.
Le sue mani corrono veloci. Ora, dopo averla ben pulita e lavata, tritano, con un bel coltello dalla larga pancia, la cipolla da mettere nell’olio caldo per il soffritto.
Per un attimo si ferma e vediamo i suoi occhi fissi sovrapporsi a altri femminili, in un bellissimo viso regolare e giovanile.
Va bene, corri, corri, la carriera ti aspetta, ma io non ti aspetto più! –
Ora le mani hanno ripreso a tagliuzzare, gli occhi della ragazza sono spariti, e quelli dell’uomo piangono.
Ma non c’è un minuto da perdere, il gioco delle parole sta per terminare e per il TG deve essere a tavola, come ogni sera.
La spatola è nella padella, poi sale, un pizzico di peperoncino, origano e un po’ di vino bianco. Due fettine d’arancia e poi tutto è coperto per la cottura.
Ha quattro minuti per apparecchiare la tavola.

Il TG comincia.
La Terra gira nello spazio blu, tra foto, cartoline di mille città, e poi le foto dei personaggi importanti che fanno la politica mondiale.
L’uomo è seduto al suo posto come ogni sera, ha davanti il suo bel piatto di spatola all’arancia, un bicchiere di vino, ma non mangia, i suoi occhi fissano lo schermo.
Ci sono i titoli del TG.
Una voce femminile, calda e monotona, li elenca, mentre le immagini cambiano rapidamente.

Agosto caldissimo quest’anno, preannunciano i meteorologi.

In sei muoiono durante lo sbarco a Lampedusa a pochi metri dalla spiaggia.

Recrudescenza della guerra in Siria, i ribelli accusano  Bashar al-Assad dell’uso di gas tossici.

Sempre più profonda la crisi in Europa, ancora giù il PIL.



I suoi occhi rimangono fissi come nel vuoto.
Lentamente vengono sostituiti da altri occhi femminili.
Poi il viso della donna diventa sempre più evidente.
Ha più anni della prima, ma è ugualmente bella.
Tu ami il tuo egoismo, ti piace vivere da solo. Allora sai che ti dico? Vivi la tua vita da solo! –
Questa volta non ci sono le cipolle tritate a farlo piangere.
Questa volta i suoi occhi rimangono asciutti, e l’uomo comincia a mangiare la sua spatola all’arancia.
Con lentezza, assaporando ogni boccone, sorseggiando il vino.
Poi all’improvviso.
Poi all’improvviso accade qualcosa.

Poi all’improvviso accade qualcosa di strano.
Poi all’improvviso accade qualcosa di strano che cambia l’atmosfera, la rende misteriosa e irreale.
Il televisore comincia a avere dei difetti alle figure, diventano sproporzionate, goffe e mostruose, poi, ancora, le immagini si scompongono, lo schermo perde i colori.
Si ricompongono immagini antiche, granulose, quasi indefinite.

Attentato a Dallas al Presidente Kennedy.

Ucciso Martin Luther King, il difensore dei diritti dei neri.

Begin ucciso alla spianata delle Moschee da un estremista di destra.

Sedici morti a Milano, esplosa una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura.

Le truppe del patto di Varsavia entrano a Praga.

Le truppe Sovietiche distrutte in Afganistan.

Uccisa in un attentato Indira Gandhi.

Ucciso durante una parata militare Anwar Sadat.

È strage a Piazza Tienanmen.

Trovata a Senebrica la fossa comune dell’eccidio: circa ottomila i morti.

Dagli occhi dell’uomo cominciano a sgorgare lacrime, sempre più copiose.
Il televisore è attraversato da nuove e più devastanti interferenze.

È ormai guerra tra Iran e Israele e si teme l’uso di armi nucleari.

La California cancellata dal terremoto.

Ritrovato il corpo di Aldo Moro.

Trovato impiccato piccolo imprenditore: la crisi gli aveva mangiato la fabbrica e tutti i risparmi.

Trovati i resti del corpo della donna scomparsa: era stata fatta a pezzi e sepolta in un bosco. Arrestato il compagno.

Cinque alpinisti morti assiderati sul Monte Bianco.




Cena da solo, ma la sua villetta esplode misteriosamente …

1 commento:

  1. Un ottima rappresentazione del narcisismo post moderno, complimenti Enrico

    RispondiElimina

In questa Isola sono accettati commenti critici costruttivi, anche insistiti e dettagliati, ma mai, ripeto mai offese di carattere personale, lesive della dignità umana degli autori.
Chi sbarca su Rayba si regoli di conseguenza. Qua il nichilismo non c'interessa, grazie.