di Jorily
L’attacco
al quadrante commerciale nella periferia settentrionale della Federazione era
cominciato undici ore e quarantadue minuti prima: la sesta flotta della Lega di Jericho aveva colpito senza
preavviso tutti i principali radiofari perimetrali approfittando del fatto che
gran parte delle nostre forze erano impegnate sin dal giorno precedente nelle
fasi finali dell’invasione del settore Exa-Teti
controllato dall’Impero degli Esarchi.
Noi
della terza flotta di contrapposizione non avevamo dormito un granché nelle
ultime quarantadue ore ma, essendo gli unici sufficientemente vicini per
tentare di arginare l’attacco, fummo letteralmente scaraventati nella cinta di
asteroidi di Celenna, l’ultimo
baluardo di difesa che poteva ancora offrirci un vantaggio strategico per lo
scontro.
Da
quasi sessanta anni le dispute territoriali tra
la Federazione delle razze, la Corporazione
commerciale Jericho e l’Impero degli
Esarchi erano regolamentate dal Trattato di limitazione che stabiliva tempi
e modalità di ingaggio: nel momento in cui una fazione decideva di invadere un
settore controllato da altri, doveva notificarlo ai computer bellici centrali
sul pianeta neutrale di Echilibru,
dove sarebbe iniziato il conteggio di dodici ore entro le quali lo scontro
avrebbe dovuto svolgersi.
I
computer, collegati ai transponder di ogni singola nave di ogni singola flotta,
avrebbero conteggiato le perdite, valutato le posizioni strategiche conquistate
e avrebbero, alla fine, generato un rapporto per entrambe le fazioni in
cui sarebbe stato comunicato il
risultato dello scontro assegnando i diritti di controllo di quel settore alla
fazione vincitrice.
Poco
contavano per quei dannati processori le decine di migliaia di coloni civili
che, nella migliore delle ipotesi, sarebbero stati sballottati da un regime ad
un altro o che, nel caso peggiore, rischiavano l’espropriazione di tutti i
beni, la deportazione o perfino la morte, anche se, fortunatamente, solo in
rarissimi casi.
Rimanevano
diciassette minuti: quanto bastava per incominciare la registrazione
dell’ultimo scontro.
Le
percentuali di conquista del settore, visibili sui monitor in tutte le sale
della corazzata, indicavano un perfetto cinquanta a cinquanta: chi avesse vinto
quello scontro avrebbe potuto determinare il futuro di quel quadrante, almeno
per i successivi sei mesi.
Il
briefing del CAG fu molto sbrigativo: non c’era tempo per strategie raffinate “
Va bene, al momento sembra esserci una parità di forze. I servizi interni non
hanno specificato l’entità delle forze nemiche, ma parliamo della sesta flotta: sono piloti molto navigati
e le statistiche parlano di una percentuale di vittorie, negli ultimi due anni,
del settantatré per cento.”. Il CAG attese che l’informazione fosse digerita
dai piloti, poi proseguì “La missione è semplice: non ci sono perimetri da
difendere o radiofari nemici da distruggere. La flotta di Jericho si sta dirigendo verso la capitale per consolidare la
conquista. Sfrutteremo la copertura degli asteroidi di Celenna e gli piomberemo sul fianco. Il tutto NON deve durare più
di quindici minuti: andiamo, li massacriamo e ce ne torniamo finalmente a casa
a dormire!”. Una serie di mugugni accompagnò l’ultima affermazione:
effettivamente il sonno rischiava di prendere il sopravvento e la perdita di
lucidità poteva costare troppo. Oltretutto più di uno stomaco aveva iniziato a
gorgogliare dato che, oltre al sonno, era passato un bel po’ di tempo
dall’ultimo pasto.
Il
briefing era terminato e iniziammo a dirigerci verso l’hangar. Avevo bisogno di
una doccia: mi ero pisciato addosso già tre volte nelle ultime ventiquattro ore
e, a giudicare dall’olezzo che emergeva dal gruppo di piloti che stava
sciamando fuori dalla sala del briefing, non ero l’unico con questo problema.
Il
CAG continuava a parlare mentre ci muovevamo nel corridoio della nave, mentre
iniziava a indossare il suo casco e a chiudere le cerniere della sua tuta “
Voglio gli scout in microwarp non
appena la flotta sarà visibile sui radar. Fregate e Cruiser a copertura incrociata
sul quadrante: tutti gli altri devono solo preoccuparsi di tirarne giù quanti
più possibile... vedete di non morirmi proprio oggi!”
I
motori e tutta l’elettronica delle navi erano spenti per evitare di essere
localizzati dagli scanner a lungo raggio. Le navi galleggiavano silenziosamente
tra gli enormi asteroidi della cinta di Celenna,
coperte dal leggero campo elettromagnetico che quelle rocce generavano nello
spazio e che garantiva quella manciata di chilometri di vantaggio prima che i
sensori nemici potessero individuarci. Eravamo pronti a scagliarci
violentemente sulla flotta nemica, ormai quasi a portata di tiro. “ Parla il
CAG: la flotta Jericho è a sedici
chilometri. Al mio segnale attivare i sensori a lungo raggio e individuate il
loro CAG. Prima gli tagliamo la testa, più rapida sarà la vittoria. Con
l’accensione voglio una prima salva di siluri in viaggio di fronte a loro:
devono essere impegnati a salvarsi il culo prima di realizzare che gli siamo
addosso! ”
La
tattica era quella standard: dopo i primi missili, gli incrociatori si
sarebbero portati a distanza di tiro dei loro cannoni ionici ed avrebbero
iniziato a cannoneggiare verso tutto ciò che si fosse presentato nei loro
sistemi di puntamento. Il grosso della forza avrebbe ingaggiato a distanza
ravvicinata, mentre noi scout avremmo dovuto superare l’intera flotta
avversaria, forti della spinta microwarp
, e avremmo iniziato il nostro “lavoro di
cesello”, distogliendo l’attenzione delle navi pesanti nemiche, potenti ma
lente a manovrare.
I
sensori si attivarono all’unisono su tutte le navi, facendo apparire di colpo
sui radar nemici una miriade di allarmanti puntini rossi, mentre le luci dei
reattori dei missili illuminavano il buio dello spazio. Aprii un canale interno
per iniziare il conteggio. “Attivare microwarp
in sette, sei… cinque…”, il flebile ronzio del motore che si caricava aumentava
gradualmente allo scandire del tempo, mentre Thomas continuava la scansione
rapida alla ricerca della nave, che avrebbe potuto essere pilotata dal CAG
nemico. “ Solo caccia e navi pesanti, niente Scout o Stealth”; iniziò
a descrivere Thomas, “… quattro… tre…”. Thomas urlò: “Trovato! C’è una sola
fregata classe Alligatore: è
sicuramente lì ed è sicuramente miooo!”. La nave di Thomas accelerò prima della
fine del countdown precedendoci di un paio di secondi “Thomas: non fare
cazzate! Rimani in formazione!”: urlai mentre attivavo la micro spinta che in
pochi istanti ci avrebbe portato venti chilometri più avanti. “Microwarp! ORA!”.
Con
l’accelerazione del motore microwarp
gli asteroidi sfilavano ai lati della carlinga come indefinite enormi masse
grigie, poi un lampo di luce davanti a me: una piccola roccia di qualche decina
di metri di diametro era entrata in rotta di collisione con la nave di Thomas.
A
novemila chilometri orari l’impatto fu devastante: della nave di Thomas non
rimanevano che pochi detriti anneriti “Porca puttana: Thomas è andato! Will e
Ricky: concentratevi sull’Alligatore!
Gli altri con me : iniziamo a togliere di mezzo quei Cruiser con disintegratori
a lungo raggio o ci faranno fuori i nostri in poco tempo!”
I
Cruiser di Jericho erano dannatamente
letali con i loro disintegratori capaci di distruggere, con un singolo colpo,
uno dei nostri caccia pesanti a più di dieci chilometri di distanza, ma
fortunatamente non avevano sistemi di difesa a corto raggio ed erano
paurosamente lenti nelle manovre strette: avemmo ragione di tre navi in meno di
quattro minuti. “ Will, Ricky ! Non vi sento! Dov’è l’Alligatore?”. Ma i gemelli William e Richard
non erano riusciti a superare il sistema di satelliti difensivi che ruotavano
intorno alla nave nemica. Nel frattempo alcuni caccia Jericho erano stati richiamati a difesa degli incrociatori: a breve
sarebbe stato estremamente difficile destreggiarsi tra navi con armi così
grosse da spazzare i nostri piccoli caccia Scout
in un colpo e caccia molto più manovrabili e non meno letali.
Continuavo
a controllare l’indicatore del motore microwarp:
non appena si fosse ricaricato, ci saremmo dovuti allontanare per raggrupparci
nuovamente fuori dalla portata delle loro armi, e coordinare un secondo
attacco.
“Venti
secondi al microwarp: chi ha missili
li concentri sui satelliti difensivi dell’Alligatore,
non voglio perdere altri piloti! Ricordatevi che quei satelliti non sbagliano
un colpo: tre colpi e sarete senza scudi, altri tre e non sarete più tra noi!”.
Degli
otto missili lanciati dai vari Scout,
cinque andarono a segno distruggendo le difese della nave proprio mentre la
luce verde indicava il microwarp pronto
e i primi colpi di laser dei caccia pesanti cominciavano a concentrarsi sui
nostri scudi, abbassandone rapidamente la capacità difensiva.
Dovevamo
allontanarci o ci avrebbero eliminato rapidamente, ma il rischio era che L’Alligatore avrebbe a breve rilasciato e
posizionato altri satelliti di difesa vanificando tutto quello che era stato
fatto fino a quel momento.
“Manovra
evasiva Omega-uno: non aspettate la
formazione, dirigetevi al punto di lancio e saltate in microwarp”: i piloti avversari non erano stupidi, sapevano che
dovevano fermarci prima che fossimo troppo lontani per essere colpiti.
Il CAG nemico era in gamba e, probabilmente, diede le giuste direttive: i
caccia Jericho incominciarono a
posizionarsi in traiettoria in modo da impedirci la fuga in accelerazione.
La velocità e agilità dei caccia Scout
permise di evitare gran parte degli attacchi, ma tre navi della squadriglia
furono abbattute dal fuoco incrociato dei caccia e dell’Alligatore.
“
Microwarp ORA!” Le navi si lanciarono
nuovamente in quella folle corsa inseguite dai più lenti caccia che provavano,
con i loro raggi traenti, a rallentarne la fuga: fortunatamente non si erano
accorti che non ero partito anche io.
Il
CAG nemico , invece, se ne era accorto ed aveva iniziato a girarsi nella mia
direzione con i suoi getti laterali.
Mi
era rimasto un solo missile e sicuramente non sarebbe bastato per abbatterlo.
Lanciai
il missile che andò a segno abbassando sensibilmente la potenza degli scudi
della nave e imprimendogli una spinta inerziale nella direzione opposta a dove
stava girando: sarei riuscito ad essergli addosso prima che lui potesse
riprendere il controllo della nave
Due
caccia pesanti di classe Volpe avevano fatto inversione rinunciando a dare la
caccia ai miei compagni e a breve sarebbero ritornati a distanza di tiro:
dovevo agire in fretta e dimostrare perché mi era stato affibbiato il nomignolo
di Hotgun.
Mi
avevano dato quel soprannome dopo la mia prima battaglia: le statistiche, oltre
al numero dei caccia che avevo abbattuto, indicavano anche l’enormità di tempo
che avevo passato senza poter far fuoco in quanto le mie armi erano quasi
costantemente surriscaldate.
Con
una singola spinta dei retrorazzi il mio caccia passò rasente gli alettoni
posteriori della Fregata ed iniziò una rotazione inerziale attorno al nemico
percorrendo con i colpi dei miei blaster tutto il profilo della nave: a metà
della corsa le scintille blu, che indicavano la resistenza dello scudo
nemico, vennero sostituite da scintille
rosse date dalle micro esplosioni dell’ossigeno all’interno della nave che
fuoriusciva dei buchi che stavo sistematicamente aprendo sulla sua corazza.
Un
rapido colpo del getto ventrale mi portò fuori dalla portata dei suoi laser
frontali pochi istanti prima che i suoi quattro cannoni aprissero il fuoco,
intanto continuavo la mia rotazione attorno al bersaglio.
Quando
la mia nave raggiunse nuovamente gli alettoni posteriori, l’Alligatore era ormai ridotto ad un relitto immobile nel buio
dello spazio e le spie di allarme nella mia carlinga iniziarono a suonare
all’impazzata, indicandomi che i colpi dei caccia nemici, che ormai mi avevano
agganciato, avevano completamento eliminato i miei scudi: i prossimi colpi mi
avrebbero finito
La
voce computerizzata iniziò quasi istericamente a segnalare l’imminente impatto
di due missili: chiusi gli occhi e abbassai le mani dalla cloche. Quello che
dovevo e potevo fare lo avevo fatto…ora avevo solo sonno.
Non
ci fu impatto e subito la luce della sala riempì la carlinga insieme alle grida
gioiose dei miei compagni.
Sul
piccolo schermo della mia cabina di pilotaggio lampeggiava la scritta azzurra
“VITTORIA”.
Fui
letteralmente estratto di peso dal sedile da un numero indefinito di mani. Il
CAG continuava a darmi piccole pacche sulla spalla. Will e Rick ridacchiavano
ripetendo: “Gli abbiamo fatto il culo!” , altri compagni mi offrivano una
sigaretta e qualcosa da bere e fuori dalla ressa c’era Thomas, che
chiacchierava amabilmente con una giovane tecnica di sala, continuando a
ripetere “… lo potevo fare anche io se non fosse stato per quel cacchio di
asteroide…”.
Il
CAG stava ascoltando anche lui e mi strizzò l’occhio con un sorriso sornione,
poi indurì nuovamente l’espressione e si avvicinò al giovane pilota sbruffone.
Thomas
venne preso per il bavero e violentemente sbattuto contro la parete della sala
di controllo dei caccia remoti, che amichevolmente chiamavamo Hangar, facendo scappare spaventata la
ragazza “TU! Ragazzino idiota… la prossima volta che non segui il tuo capo
squadriglia giuro che ti metto sotto cento ore di simulazione consecutive…e se
non basta ti metto DUE MESI di servizio negli sminatori: E’ CHIARO!”.
Accennai
un sorriso notando l’espressione terrorizzata che era comparsa sul volto di
Thomas, poi la stanchezza prese il sopravvento.
Qualche
tempo dopo mi diressi verso le docce e subito fuori dai bagni incontrai il CAG
in accappatoio. Aspettò che fossimo rimasti soli e mi disse “ Bella mossa
ragazzo… sempre che fosse voluta… o anche questa volta hai premuto il pulsante
sbagliato? I computer di Echilibru
hanno stabilito la manifesta superiorità nello scontro in appena dodici minuti:
un vero record! Presenterò la richiesta di una menzione d’onore di secondo
grado per te e la tua squadriglia…. meno quel coglione di Thomas!”
Avevamo
vinto l’ennesima battaglia simulata: come per gli ultimi sessanta anni di
scontri non c’era stato nessun vero morto tra i piloti delle due fazioni, ma il
settore avrebbe realmente goduto di sei veri mesi di tranquillità sotto l’egida
della Federazione.
E’
così che ormai facciamo le guerre: questa volta mi è andata bene, e
probabilmente è andata molto bene anche ai civili del quadrante… magari la
prossima volta non sarò così fortunato… e probabilmente non lo saranno neanche
loro.
racconto in pineo stile starship troopers, ma non cruento se non virtualmente.
RispondiEliminaMa non è che gli esseri umani hanno bisogno della crudeltà?