di Roberta M.
La
signora arrivava ogni giorno, nel primo pomeriggio, preceduta da due bambini
sui dieci anni. Saliva lentamente, quasi con fatica, spossata dalla calura,
lungo il sentiero che costeggiava la pista del minigolf, di là dalla punta di
Sant'Andrea, all'ombra degli alberi, fino allo spiazzo sovrastato da una
tettoia, a fianco del piccolo campo da beach volley.
Lasciava
che i bambini corressero fino al tavolo da biliardo e andava a sedersi sulla
panchina, accanto al tavolino rotondo al quale David era solito sedere nei
momenti di quiete, e al bancone dove teneva la cassa della sala giochi
all'aperto.
Le
prime volte lei, preso un libro dalla grande borsa di paglia, leggeva, oppure
studiava, sottolineando e appuntando note al margine del libro con un moncone
di matita spuntata. Ogni tanto s'interrompeva, si guardava attorno, sbirciava
David affaccendato dietro il banco, poi si alzava e si allontanava un po' per
guardare i bambini da vicino. A volte, chinandosi sul tavolo da biliardo,
prendeva la mira e con la stecca provava qualche tiro. Spesso la sua risata
argentina risuonava nel patio sotto la tettoia, quando falliva clamorosamente.
Poi tornava verso la panchina, osservando il ragazzo di sottecchi. Una di
quelle volte, tornando verso la panchina, incontrò lo sguardo di David, che si
era seduto al tavolino lì accanto.
- Fa
caldo oggi. -
Quelle
furono le prime parole che pronunciò. Quando lei gli rivolse la parola, sul
viso pallido e delicato di David si aprì un meraviglioso sorriso. David era
sempre serio e assorto, o concentrato nelle sue occupazioni. Sembrava un angelo di Melozzo da Forlì, con
quei riccioli biondi che gli incorniciavano il volto fino alla base del collo.
Anche gli occhi, verdi come il riflesso degli alberi nel mare, gli
s’illuminarono, guardando la signora; ma scosse la testa e sollevò le palme
delle mani: non capiva quel che lei gli stava dicendo.
- It's
hot. - ripeté lei, sventolandosi il viso con la mano. - VERY hot. –
-
Aaahhh, sì! – sorrise lui. La signora si era abbassata il prendisole
arrotolandolo alla vita, e addosso aveva solo quella specie di gonnellina e la
parte sopra del costume. Teneva le gambe accavallate e le mani in grembo, il
busto piegato in avanti, il viso rivolto verso di lui.
Il
sorriso di David si aprì scoprendo i denti bianchissimi e perfetti e delle
adorabili fossette: tutto l'orizzonte sembrò riempirsi di luce.
Da
allora ogni giorno i due conversavano, per quel poco che riuscivano a capirsi.
Ma per tutto il tempo, mentre si parlavano, si sorridevano. Quel sorriso apriva
un varco nella comunicazione, compensando i limiti dell'incomprensibilità del
linguaggio. La signora si chiedeva quale fosse la vita di un ragazzo di
quell’età in un posto così bello, quando, all’arrivo dell’autunno, tutti i
turisti se ne andavano.
-
D'inverno cosa fai? - chiese d'un tratto. Di nuovo David la guardò
interrogativo, con l'espressione sconsolata di chi si scusa per non poter
rispondere. Lei tradusse. Come previsto, lui disse che d'inverno lì non c'era
nulla. Per giunta, quel bellissimo mare lucente, incorniciato da alberi, quella
costa frastagliata che si snodava sinuosamente in piccole baie di ciottoli, per
lui non aveva alcun fascino: era quel che aveva visto ogni giorno della sua
vita, l’unico luogo che avesse conosciuto. Così disse David: avendo finito gli
studi, d’inverno non c’era nulla da fare, nulla di nulla. Sarebbe partito un
mese dopo. Per l'America. Era già tutto deciso.
-
America... - ripeté lei. - E dove? -
- New
York. -
New
York, New York... - The big dream! - disse la signora, come riscoprendo le
parole lungamente nascoste dentro di sé, respirando a pieni polmoni , con un
sorriso aperto e felice, quasi una risata. A quelle parole il viso di David
trasfigurò. - The big dream – ripeté, con la stessa espressione entusiasta. - E
sorrise: un'espressione di puro godimento parve riempire il suo viso dal
profondo. Gli occhi verdi parevano acqua limpida.
Così
lei cominciò a raccontare, di quando aveva lasciato il suo paese d'origine in
cerca di un sogno, ed era poi tornata. Ma nulla, dopo quel viaggio, era stato
più come prima: tutta la sua vita era cambiata, e lei si era scoperta libera,
come se una nuova vita fosse cominciata. E lui ad ascoltare col fiato sospeso,
ad annuire, a fare domande. Il mondo reale scompariva, inghiottito dal sogno e
dal racconto, da quel dialogo tra due, lei che aveva vissuto e lui proiettato
dentro il futuro.
Nessuno
apprezza ciò che ha, pochi comprendono ciò che agli altri manca. Ma la signora
capiva profondamente. Ognuno ha la sua prigione dorata.
- Come si dice sorriso? –
- Osmijeh -
- E' bello? –
- Lijep –
Parlarono
della bellezza dei luoghi, del mare e della natura verdeggiante, della noia nei
giorni piovosi dell'autunno, dell'insoddisfazione, dei progetti, dei sogni e
delle illusioni, del lavoro che mancava, e se c'era portava alla noia, e allora
bisognava cambiare, non ci si doveva arrendere mai.. Proprio quando il timido
David cominciava ad aprirsi come un fiore, venne l'ora di partire. Quando lei
arrivò e glielo disse, lui la guardò sbigottito – Ma come, quando? –
- Fra
mezz’ora. - Nooo! - disse David, lasciandosi sfuggire un sospiro affranto. -
- Ma
tornerò tra un mese. -
Il
tempo passò e la signora tornò a trovarlo. Ma David era troppo indaffarato in
quei giorni, e un po' preoccupato: il momento della partenza si avvicinava, e, nonostante
fingesse entusiasmo e spensieratezza, lei lo coglieva spesso pensieroso e
triste. Ebbero poco tempo per parlare, e i giorni trascorsero in fretta, uno
dietro l'altro. L'ultima sera lei, da sola, andò a salutarlo.
- Good
luck, in America - disse, venendogli incontro con le braccia aperte. Si
strinsero la mano guardandosi nel fondo degli occhi. Lui sorrideva, bello e
puro come non mai.
- Sono
sicura che avrai fortuna. -
Questa
volta lui capì il senso delle parole pur non conoscendone la forma.
- See
you - le disse. Lei lo guardò ridendo e scuotendo la testa: -Ma come? Non
qui...
Lui
infatti sperava di trovare fortuna laggiù, e tornare sarebbe stata una sconfitta.
- Oh
no, NON QUI!"- Maybe... maybe... in America! -
Lei
rise, mentre lui non aveva mai smesso di guardarla; finché alzò gli occhi e
salutò i bambini dietro di lei. Era ora di andare: gli girò le spalle, e
s’incamminò lungo il sentiero illuminato dai lampioni, tra gli alberi.
Per
tutta la sera la signora non smise di sorridere, pensando a quell'addio. Più
tardi, affacciata al balcone, guardava il cielo. Dei tre, solo lei la vide. Una
magnifica, luminosa stella cadde e si spense in mezzo al cielo nero.
“Maybe,
in America! Ecco il mio desiderio.” pensò. Quale felicità in quell’ingenuo
desiderio irrealizzabile… Un sogno condiviso è quasi una realtà, per due.
"David
avrà fortuna" ripeté la signora dentro di sé, stringendo i pugni. E
sorrise al suo futuro.
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