07/12/15

I SALICI BIANCHI

                                           di Mauro Banfi



                     

“L’Anima Mundi come respiro dell’universo, racchiude il cuore, l’empatia, il rispetto, la fratellanza universale, la libertà…”
James Hillman


PRIMA TAPPA: PONTE TIBETANO PRESSO TURBIGO (MI) - CASCINA REGINA, PONTEVECCHIO MAGENTA (MI)

                                                                   Note tecniche:

E' POSSIBILE SEGUIRE IL TRACCIATO DELL'AVVENTURA SU GOOGLE EARTH, DIGITANDO TURBIGO (MI) E SEGUENDO IL CORSO DEL FIUME TICINO FINO A BEREGUARDO (MI).


LUNGHEZZA IN LINEA D'ARIA: 12,23 Km
TEMPO EFFETTIVO DI PEDALATA: 5 h 20'
MEDIA: 18.01 km/h
PARTENZA: 6.30
ARRIVO: 17.05


                             
  
Venerdì, 1 aprile 2016.
Apro il fedele taccuino moleskine per registrare i fatti di questa splendida giornata di natura e bicicletta.
Io, Paolo, Riccardo e la sua consorte Anna, “la compagnia della ParkBike”, abbiamo cominciato questo viaggio partendo dal ponte tibetano posto in località Tre Salti, nel comune di Turbigo.
                                
Il nostro è un tentativo di avvicinarci alla terra e a noi stessi.
Cercheremo di conoscere la terra su cui viviamo e che la maggioranza delle persone ignora, chiuse a tripla mandata dentro le loro prigioni di vetro e cemento.
Proveremo a conoscere meglio noi stessi: un itinerario in bici e a piedi è anche un’esperienza di essenzialità.
Questa mattina, controllando i nostri zaini e riponendo i nostri fidati bastoncini telescopici, ricordavamo che quando li prepari devi scegliere solo alcune cose e accantonarne delle altre superflue.
E’ un’operazione fondamentale che tutti dovremmo fare in una società dove le assillanti tecniche di mercato sono attrezzatissime per convincerti di avere nuovi bisogni.
Un’escursione nel parco ti mostra come bastano quattro cose per vivere un’esperienza formativa, vitale e memorabile.
Abbiamo con noi le tende, perché vogliamo dormire per quattro notti nel Parco del Ticino, in località Lanca della Zelata.
Tempo fa ho avvistato una stupenda lanca interna, nascosta alla vista dei sentieri più battuti, tutta contornata da salici bianchi.
Vogliamo dormire in quel posto incantato ed è là che ci stiamo dirigendo.La partenza è stata emozionante:                   


     
              
Partendo da Nord in località Tre Salti, in bicicletta, abbiamo incontrato subito il ponte tibetano sospeso che permette di attraversare il canale scaricatore della Centrale Termoelettrica Enel di Turbigo. 
Si tratta di un ponte sospeso in acciaio e legno di lunghezza circa 70 m sospeso a 8 m dall'acqua. L'attraversata è avventurosa, ma sicura purchè si rispettino le poche regole indicate sulla cartellonistica e dalla tecnica di guida: bici alla mano, attraversamento in fila indiana. 
Attraversato il ponte abbiamo imboccato il sentiero subito a destra. 
Il percorso si addentra in un giovane bosco che costeggia il Ticino, per poi rituffarsi nella vegetazione. 
Si attraversa un ponticello sul canale Turbighetto e si continua girando a destra, fino ad un cancello di ferro che divide il bosco dalla strada a fondo cieco. Prima del cancello si gira a destra verso sud all'interno del bosco fino a salire una breve rampa di raccordo tra il piano del bosco e l'argine sopraelevato. Da questo punto in poi la traccia si è snodata prevalentemente lungo la sponda sabbiosa del Ticino, aperta e radiosa, solare.
Proseguendo abbiamo intravisto al riparo nel bosco di olmi, querce, farnie e robinie, l'Ex colonia elioterapica di Turbigo. da qui in pochi minuti siamo arriva al ponte di Turbigo. Passando sotto l'imponente struttura del Ponte di Ferro ci siamo portati all’inizio dei percorsi che portano all'area Ex Vita-Mayer, alla Lanca di Bernate, al Bosco delle Faggiole.
                                
                      - cliccare il filmato per vedere la foresta planiziale del Parco -

Rivendico a questo punto del diario l’intelligenza delle gambe e dei piedi.
Gambe e piedi sanno sempre dove appoggiarsi, la testa invece ha bisogno di cartine e cartellonistica e d’informazioni raccolte lungo il tracciato.
La nostra civiltà dominata dalla razionalità ha dimenticato che dalla terra il flusso vitale attraversa i piedi e le gambe e arriva alla testa, e non il contrario.
Questo è un racconto scritto con i piedi e con le gambe.

                                     
Dal Bosco della Faggiole siamo arrivati alla meravigliosa Lanca di Bernate, dove ho fotografato le folaghe, bellissime con quella loro piastra bianche sulla fronte.
Nel bosco ho visto pararsi davanti a me uno strano ramo e mi sono impiantato con la ruota davanti, rischiando di sbilanciarmi e cadere.
Era un’enorme natrice dal collare, intorpidita dal freddo in quella zona buia e umida della foresta di latifoglie.
                          
Mi ha sentito a pochi centimetri e lentamente si è scossa e se ne è andata sinuosa, serpeggiando.
Siamo poi saliti a mangiare nella radura dov’è stato posto il calendario celtico in pietra, emblema dell’antica sapienza dei Druidi.
Abbiamo poi preso la via del Naviglio Grande, via Villaggio Rubone, per riposare un po’ le gambe sui suoi piani sentieri asfaltati.
Abbiamo passato la Canonica e il ponte di Bernate e abbiamo seguito il naviglio passando per Boffalora fino a Ponte Vecchio.
Da qui siamo ritornati nel Parco fino alla nostra destinazione: l’agriturismo di Cascina Regina, vicino al Centro Parco del Ticino, in località la Fagiana. In quest'area incontaminata, una tenuta di 30 ettari coltivata a riso e mais e adibita a maneggio di cavalli, si conclude la nostra prima tappa.                                                              

Mentre sto redigendo queste note, in una delle confortevoli stanze della Cascina Regina, massaggio i miei piedi e le mia gambe con olio canforato e snocciolo il mio credo laico e sportivo:
Primo, onora i tuoi piedi e le tue gambe. Ringrazia questi preziosi organi in ogni istante: essi portano il tuo corpo e senza di loro non vedresti il mondo.
Secondo, lavali e rinfrescali nel fiume azzurro e in ogni torrente e mantienili in piena salute.
Gesù lavò i piedi e le gambe dei suoi amici non per umiliarsi, ma per valorizzare le loro parti migliori, quelle senza la quali non potrebbero andare nel mondo per spargere il Verbo. 
Terzo: curali ogni sera, a biciclettata o a cammino finiti; dedica loro del tempo, perché non abbiano a soffrire il giorno seguente. 
Quarto: sono i piedi e le gambe e non la testa a sapere dove è la strada.
                                                       (1- continua)
                  

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