05/10/15

Mirdin di Mauro Banfi


           MIRDIN



"D'ora in avanti, lo spazio e il tempo in quanto tali sono destinati a svanire come semplici ombre e soltanto una sorta di unione dei due continuerà ad avere una realtà indipendente".
Hermann Minkowski

"Essi (i Druidi) desiderano inculcare il loro principio fondamentale, che le anime non si estinguono ma passano dopo la morte da coloro che sono a coloro che verranno."
Giulio Cesare, De bello gallico.


                                                                  
nemeton
Roisin e sua figlia Lexy stavano attraversando la sacra foresta dei Carnuti alla ricerca di Mirdin.
«La storia è un incubo dal quale mi devo svegliare», le aveva detto il mago.
« E allora me ne vado in letargo come un orso».

Lexy aveva quattordici anni ormai, e dopo che il suo primo sangue tra le gambe l’aveva consacrata alla triplice Dea Bianca, aveva chiesto alla madre Roisin di diventare una Gutuater, un’apprendista della magia verde e addetta alla custodia del nemeton di Cenabum, nel cuore della foresta primordiale.
Fin da piccina si metteva a bollire decotti di sua invenzione, accarezzava gli animali del bosco e osservava  per ore le stelle e la luna.
«Sarai una delicata e potente Gutuater, signora della magia verde, mia dolce Lexy» le sussurrava  Roisin, prima di narrare le antiche storie del suo clan.
E ora la portava al nemeton di Mirdin, il mago verde, perché fosse iniziata alle sue arti.
Mirdin era stato amante di Roisin, ma lei era ora la moglie del Principe degli Averni Vercingetorix.
Giulio Cesare e i romani che abbattono le foreste con le loro strade dritte come un braccio che colpisce il volto, avevano invaso le nostre terre con i mercanti di vino e di olio, e dietro loro seguivano le legioni di quei banditi feroci, armati fino ai denti e organizzati come formiche predatrici.
Mirdin aveva chiamato tutti i capi delle tribù e in mezzo alla sacra foresta di Cenabum aveva parlato:
«Siamo tutti in pericolo. I romani sono troppo organizzati e troppo forte è la loro magia rossa.
Non affrontateli in campo aperto o vi massacreranno».
«Non siamo codardi!» gli urlò Vercingetorix «siamo lupi d’Arvernia!» e le tribù urlarono alla luna, battendo le spade e le lance sugli scudi.
«Avventati!« li zittì Mirdin il mago, e quando lui parlava anche gli eroi tacevano.
«I vostri padri non vi hanno insegnato che non bisogna mai sottovalutare nessuno?
Guardatevi: ognuno di voi è un gigante di coraggio ma vi battete da soli come i lupi solitari. Non avete disciplina, non sapete essere come le dita della mano quando diventano un pugno.
Siete come vespe senza la regina.
Datemi retta, seguite la magia verde e quella bianca.
Nascondetevi e trasformatevi in foglie e in pietre.
Se Giulio Cesare vi osserva  e vi dà la caccia diventate invisibili!
Uscite dalla foresta, colpite e uccidete più romani che potete e tornate a nascondervi tra gli alberi.
Mordete e fuggite, per anni se occorre.
Diventate inavvertibili tranne nelle menti e nelle mani e nei piedi veloci.
Piccoli gruppi d’assalto in perenne nascondiglio e trasformazione.
Avanti così e i romani se ne torneranno ai loro templi di marmo per le loro assurde strade dritte di sasso.
Se invece volete morire prima del tempo seguite il ruggito del vostro sangue impulsivo!
Ho parlato e non ho più niente da dire.
Lasciatemi tornare al mio nemeton.
Giulio Cesare è un incubo dal quale devo svegliarmi con la magia bianca.»

I guerrieri non ascoltarono Mirdin, sconsiderati.
Pianificarono l’eccidio di tutti i commercianti romani e dei loro fiancheggiatori celti di Cenabum e la sollevazione di tutti i popoli celti dalle foreste al mare.
Il sangue avrebbe cominciato a scorrere a torrenti sulla terra.
Roisin salutò Vercingetorix che raggiungeva i guerrieri nei boschi e partì con Lexy verso il nemeton di Mirdin,.
Sapeva che doveva mettersi in viaggio per l’iniziazione di Lexy.
«Mamma, che cos’è il nemeton?»
Erano arrivate alla sorgente circondata dagli Equiseti.






            
Roisin cominciò a raccogliere delle verdure per preparare una minestra a base di Equiseto.
«Osserva Lexy, questo è il nemeton».
Tracciò una circonferenza sulla sabbia vicino alla sorgente naturale e puntò l’indice nella terra:
«un cerchio che ha il suo centro ovunque e la circonferenza in nessun luogo particolare» e ruotò le mani a racchiudere la foresta intera e il cielo azzurro sopra le loro teste.
Erano vicine alla rocca nella pietra di Mirdin, nascosta tra le querce e le farnie.
«Guarda Lexy, le trecentosessanta quattro finestre della casa di Mirdin.
Le sue innumerevoli finestre si affacciano sui segreti del Cosmo; le sue sette porte sono aperte ai viandanti che giungono da ogni dove per imparare le sette magie colorate e i suoi sentieri si dipartono verso i luoghi più lontani dell’universo.
Sotto il pavimento di pietra, la grotta di Mirdin è il cuore delle tenebre da cui nasce ogni giorno l’alba.
I suoi occhi profondi vedono e conoscono ogni cosa, ed essa offre a ognuno dei neofiti un diverso modo di accedere al mistero.»
      
          

Le due donne s’inerpicarono lungo un ripido pendio che portava alla casa di pietra del mago verde.
Giunte alla rocca, Roisin entro sicura nell’antro contrassegnato sulla volta da un simbolo antico:




                        
«Ecco il sacro triskelion, Lexy, andiamo da Mirdin
Ripassiamo prima l’Ogham, il mago parlerà solo con la punta delle dita per almeno tre giorni, dopo il letargo.
E dovremo evitare di fare rumori molesti o ci tramuta in due cornacchie!
Allora amore, come ti chiami?
                                
                     

Le lettere dell’antico alfabeto muto riservato agli iniziati alla magia, corrispondevano alle punte, alle due giunture e alle basi delle cinque dita e per formare qualunque parola era sufficiente toccare sulla mano sinistra i punti corrispondenti alle lettere usando l'indice della mano destra.
                                                           



Lexy rapidamente compitò, danzando con le dita: luis-eadad-coll-saille-ibor
Roisin la baciò sulla fronte e la invitò a seguirla:
«Andiamo».
Lei era stata l’assistente di Mirdin per sette intensi e lunghi anni di passione.
Era stata iniziata alla magia verde, alla magia bianca e ai primi rudimenti di quella viola, la porta per la Quarta Dimensione.
Mirdin le aveva mostrato i cristalli spaziotemporali e stava per insegnarle l’uso quando suo fratello Duir venne preso dai romani e crocefisso nel centro del suo villaggio per brigantaggio.

                                                                             

Sconvolta dal dolore abbandonò Mirdin perché voleva apprendere la magia rossa della violenza e della guerra.
Il Druido non disse una parola.
Solo qualche lenta lacrima solcò la sua guancia, nata dai suoi magnetici occhi azzurri. Appoggiato al suo bastone di nocciolo le mormorò:
«Roisin ti amo. Quando vorrai sarò sempre qua per te, per sempre.
Attenta alla magia rossa: il fuoco senza controllo consuma per primo l’incendiario. Questo vale sia per la guerra che per l’amore”.
Roisin non lo sapeva, ma Mirdin cadde nella disperazione per un lungo terribile periodo e riuscì a risollevare il suo umore solo grazie alla sua scorta di Iperico.
Roisin e Lexy arrivarono a un muro intaccato dall’umidità.
La parete era scolpita in bassorilievo con delle lettere misteriose.
Madre e figlia restarono un attimo in contemplazione della raffigurazione del sacro calendario arboreo di Mirdin.




         

Roisin tirò fuori dalla sacca una mappa del calendario arboreo che aveva redatto ai tempi della sua iniziazione e del suo apprendistato alla magia verde, bianca e viola.

                
    

L’anno lunare, composto da 13 mesi di 28 giorni, contava quindi di solo 364 giorni.
Restava un giorno intercalare, il 23 dicembre, vigilia del solstizio d’inverno, giorno nefasto perché ritenuto la “morte dell’anno” e perciò raffigurato dal tasso, chiamato “albero della morte”. Il giorno seguente, cioè il 24 dicembre, giorno del solstizio, era invece simboleggiato dall’abete rosso, chiamato “albero del parto” o “albero della vita”. Abete rosso e tasso rappresentavano anche le prime due vocali:

Ailm ( abete rosso)
Idho (tasso)

Queste due vocali aprivano e chiudevano l’anno lunare.
Le altre vocali erano adibite a simboleggiare i due equinozi e l’altro solstizio:

Onn, la ginestra, per l'equinozio di primavera,
Eadha, il pioppo bianco, per l'equinozio d’autunno
Ura, il brugo, per il solstizio d’estate.

Creato da Mirdin, il “Calendario degli Alberi” formava la sostanza dell’Ogham, o conoscenza iniziatica, ovvero quella conoscenza non scritta a cui i futuri druidi o le future gutuater dovevano sottoporsi per imparare, attraverso una unica serie di termini: l’alfabeto sacro, il nome degli alberi, il significato mistico, magico e farmacologico degli stessi, l’andamento dei mesi dell’anno e le divinità e i corpi celesti del Cosmo ad essi accumunate.
Fondato sugli alberi, l’Ogham costituiva anche un linguaggio muto che utilizzava le articolazioni delle dita, una sorta di linguaggio segreto riservato agli iniziati.
Mirdin aveva proibito la scrittura e impedito accuratamente la divulgazione di conoscenze ritenute sacre.
Il suo sapere non era per tutti ma solo per i meritevoli, per chi lo cercava chiamato da un Dio o per autentica missione e vocazione.
Il “Calendario degli Alberi” si basava sui tredici mesi dell’anno lunare, di ventotto giorni ciascuno; esso corrispondeva alle tredici consonanti i cui nomi corrispondevano a tredici alberi sacri.
Tredici erano anche i mesi in un anno per le donne, e il loro flusso mestruale era il promemoria, l’appartenenza alla suprema Triplice Dea Bianca.
Era il simbolo del loro potere: la magia rossa che si muta in bianca.

                         

Roisin lo sapeva bene: Mirdin aveva creato il calendario arboreo e il linguaggio segreto Ogham, ispirandosi alle donne, perché voleva che un giorno governassero la Madre Terra con la loro magia bianca.
Detestava la magia rossa e quella nera.
Odiava la violenza e la putrefazione.
«Voi donne dovete ereditare la Terra: solo voi sapete trasformare la magia rossa in bianca. Noi maschi arriveremo presto a distruggerci tutti con la magia nera.» le aveva detto un giorno, tenendola per mano durante il crepuscolo.
Mirdin utilizzava le piante anche per scopi magici e terapeutici e il ciclo dei 13 alberi corrispondeva alle 13 energie arboree alle quali si associavano anche elementi divinatori che operavano come geni protettori cui rivolgersi in cerca di forza, fortuna o buoni consigli.
Ora il mago verde era andato in letargo assumendo una pozione controllata e miscelata di datura e belladonna.
Roisin aveva già pronto l’antidoto a base di oppio e camellia, nella sua sacca di foglie di canna di palude.
Era il momento di risvegliare il mago dal suo letargo.
Sicura e determinata Roisin schiacciò le lettere oghamiche del nome di Mirdin scavate nella parete di roccia, ripetendole ad alta voce: 
                                              
                                                          muin-ibor-ruis-ibor-duir-ibor-nion!                                                                                           
Dopo un minuto le due donne sentirono nelle viscere della terra un flusso d’acqua e poi una pietra rotonda posta alle loro spalle rotolò dentro un cursore e davanti a loro si spalancò il passaggio verso la grotta di Mirdin, il Druido verde di Cenabum.

                 

Era il venti marzo, l’inizio del periodo di Onn, la ginestra.
Il giorno del risveglio del mago.
Roisin e Lexy avanzarono con cautela, tenendosi per mano, verso il cuore profondo del nemeton.
                               
                                                                       
                                                                     (1- continua)

Nessun commento:

Posta un commento

In questa Isola sono accettati commenti critici costruttivi, anche insistiti e dettagliati, ma mai, ripeto mai offese di carattere personale, lesive della dignità umana degli autori.
Chi sbarca su Rayba si regoli di conseguenza. Qua il nichilismo non c'interessa, grazie.