12/10/14

Sognare…sognare

di Enrico Di Cesare

Era la prima volta che entrava in una sala d’attesa di un medico, del suo medico, che non aveva mai conosciuto. 
Era una sala d’attesa completamente diversa di come se l’aspettava. 
Era grande, aveva bei divani fiorati, numerosi televisori con vari tipi di film. 
Quelli che attendevano avevano un viso allegro, non quello dei malati.
L’attesa comunque durò poco, fu chiamato subito, prima degli altri che pure erano arrivati prima.
«Ciao! È la prima volta che ci vediamo vero?»
Il medico aveva un bel faccione simpatico, sembrava davvero un bonaccione, un simpatico bonaccione.
«Dottore, io da un po’ di tempo non riesco a dormire.»
«Tutto qui?»
«Non le sembra abbastanza?»
«Sa, io sono un medico e ne ho viste tante, lo sa? Ho visto tanti tumori, troppi morti, troppi giovani vittime di incidenti ridotti a rimanere seduti per sempre su una carrozzella.»
«Io non riesco a dormire, dottore. Io tutte le notti alle due di notte mi sveglio, tutto è buio, tutto è silenzio, io rimango con gli occhi aperti fissi al soffitto fino all’alba. Non le sembra poco? Non le sembra una malattia?»
«Sì, ne convengo. È davvero fastidioso, ma, sa, ormai conduciamo una vita davvero piena di comodità, caro signore, non ci stanchiamo più, non camminiamo, pigiamo con le dita su una comoda tastiera di computer e abbiamo fatto il nostro lavoro. Caro mio, senza stanchezza non si dorme …»
«Io faccio un lavoro stressante, tutto il giorno al telefono a coordinare del squadre di lavoratori di emergenza del cantiere, un grande cantiere, sa, uno dei più grandi d’Europa!»
«E poi lo stress se lo porta a letto e rimane sveglio … caro mio, cambi lavoro, faccia l’operaio edile e poi torni qui e mi dica se poi dorme oppure no!»
«Le sembra facile?!»
«No, ha ragione. Ovviamente no, non è facile per niente!»
«E allora?»
«Allora lei vuole una medicina, vero?»
«I Dottori danno le medicine, no?»
«Sì, è vero, ha ragione, però deve accettare che una medicina ha sempre una controparte … »
«?!?»
«Il problema è che questo tipo di medicine tolgono i sogni …»
«I sogni? Cosa c’entrano i sogni? Io non dormo, come potrei sognare?»
«Ha ragione, a lei non interessa sognare? Non le sembra bellissimo?»
«Be’, sì, ovviamente.»
«Senta, io oggi voglio provare una nuova medicina, non l’ho mai prescritta, e non so se funziona o no. La Casa Farmaceutica che la produce dice che stimola l’area cerebrale addetta ai sogni e così, secondariamente, induce il sonno, se no, come potrebbe funzionare?»
«Ma sì, dottore, come si può sognare se non si dorme?»
Il medico sorrise, prese il ricettario e cominciò a scrivere …
«È un farmaco nuovo, faticherà a trovarlo …» 

Dovette andare alla farmacia del Vaticano, sempre fornita di farmaci costosi e introvabili in quelle di Roma, ma alla fine lo trovò, il farmaco.
Poi ogni sera cominciò a prendere una pasticca prima di dormire.
All’inizio gli sembrò di aver preso la solita fregatura, che quel medico maledetto lo avesse imbrogliato, che quelle pasticche fossero solo talco pressato, vuote, che funzionassero solo come un placebo.
Poi, senza neanche accorgersi, la notte cominciò a entrare in un mondo blu, un mondo sospeso tra la terra e il cielo, leggero, senza fame e senza sete, felice, in un mondo dove altri, senza corpo e senza peso, vivevano felici.
Erano delle pasticche meravigliose …
Poi, poco alla volta, la sua vita si capovolse.
Lavorava di giorno solo perché la sera poteva assumere le pasticche e sognare. 
Ed era bello, anzi bellissimo, sognare! 
La sua vita cambiò: la sua vita non era più quella che vivono gli altri uomini, la sua vita era quella del sogno, quella vita blu dove incontrava altri vestiti di bianco, che fluttuavano nell’aria, che ridevano felici, che parlavano di poesia, quella vita blu dove non esisteva la fame, la ricchezza e la povertà.
Poi piano piano, la voglia di sognare aumentò di giorno in giorno, finché gli sembrò che il sogno fosse la sua vera vita e la realtà  fosse la vita notturna, quella della vita blu, e quando quello che gli accadeva di giorno non gli piaceva, allora ricorreva alle magiche pillole che prendeva sempre in quantità maggiore.
Le ore di sonno e di sogno aumentarono di mese in mese, fino a quando una domenica arrivò alla magica quota di ventiquattro ore.
Fu quello il punto di rottura.
Troppo bello sognare, troppo bello.
Quando si svegliò il lunedì mattina, decise di non andare al lavoro, al telefono per otto ore di seguito, ma di continuare a sognare.
Prese tutte le pasticche della scatola e le ingoiò tutte: avrebbe sognato per sempre! 



1 commento:

  1. Un ben ritrovato in quel di Rayba a Enrico, dotato e sensibile autore di romanzi mainstream, non disdegna il taglio profondo e denso di una bella storia breve.
    Ben sbarcato e felice che sei tra noi.
    Mr Aith

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