di Full
Ci
siamo tutti. Le donne anziane sul lato sinistro della navata centrale, come
solevano ragazze. Gli uomini più maturi, un po’ arretrati sul lato opposto. I
parenti del morto si stringono nei primi banchi cercandosi con lo sguardo in
muto appello. Le coppie restano bene unite, coscienti del fatale abbandono che
dovranno infliggersi oppure subire.
Improvviso m’avvolge il suono maestoso dell’organo e, per un curioso riverbero, mi
ritrovo nella Messa dei bambini.È odore d’incenso, di candele. È
musica d’organo. È la faccia buffa della gente che canta, tanto più buffa
perché vista dal basso in alto. La Messa dei bambini è sempre troppo lunga e
noiosa. La statura minima non dà modo di guardarsi intorno e gli occhioni
vagano sugli affreschi scrostati della cupola, fra angeli dal volo statico e
martiri sanguinanti. Tanto sangue che li turba e li affascina al tempo stesso.
Mille perché nelle testoline. Sempre uguale la risposta: Ssssst!
Il funerale di oggi è quasi una rimpatriata fra parenti e amici.
Del resto, la morte è fra gli eventi più naturali in assoluto e non deve
angustiare troppo… se non si è molto vicini al carro.
Peraltro, nessuno vive a lungo come i morti, mentre la maggior parte dei volti
incontrati in vita sono già cancellati.
Questa sepoltura riguarda un ottantenne. Intorno, strette di mano, mezzi
sorrisi, smorfie di rassegnazione: dita nodose e reticoli di rughe sempre più simili a radici
ormai prossime a riconfondersi con la terra.
«Ha preso cappello al momento giusto», dice qualcuno, «del resto, è sempre
stato un signore».
Mentre mi auguro di risultare, un giorno, altrettanto gentiluomo, inizia la
Messa funebre.
La
Messa degli anziani è quella del bambino che abita in loro. È odore d’incenso, di
candele. È suono d’organo. È la faccia buffa della gente che canta. La Messa
degli anziani è sempre troppo lunga e noiosa. Gli occhi acquosi vagano sugli
affreschi scrostati della cupola, fra angeli dal volo statico e martiri sanguinanti.
Come anticamera del Cielo, non si direbbe il massimo. Inevasi anche i perché.
Sul catafalco col defunto, una baldoria di fiori. Per il bimbo che abitava in
lui, nemmeno un cero.
Forse, perché non muore.
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