"La vera trasformazione, che avviene in noi per mezzo del fuoco dell'amore, muta l'amante in amato."
Poso il "De Harmonia Mundi" di Francesco Zorzi sul comodino e sento che sto prendendo sonno.
Morfeo sta per baciarmi sulle palpebre.
Amor trasformat amantem in amatum, ritornare al Rinascimento, alla primavera dell'Anima del Mondo...vengono i Decani di Maggio e trasmutano il mio corpo in pigmenti psichici che diventano affreschi e dipinti...
- segno zodiacale e dipinti di Francesco del Cossa, Palazzo Schifanoia di Ferrara -
- Il disegno del Puer che si specchia, in cima al testo, è di Antonio Calzone, per gli amici "Big Tony".
E’ notte fonda.
Dormo o sogno ad occhi aperti, non lo so…
Sono in uno splendido giardino: vedo intorno a me piante cariche di frutti dorati e arancioni - arance e limoni, o i pomi delle Esperidi ? -.
Quand’ecco sorgere dalle profondità della Notte, dal Dio qualunque e nascosto in ogni cosa, un possente vento di primavera; Zefiro è il suo nome e il suo diffondersi è travolgente, dirompente come la furibonda tempesta che scoppia sopra la mia testa.
Lo vedo, tra lo stormire selvaggio delle fronde degli alberi, gettarsi all’inseguimento, come una scattante e insaziabile pantera nera, di una giovane ragazza: la ninfa Cloris.
La prende per i capelli e la sbatte in terra; le alza le vesti e la possiede brutalmente, in un turbinio di petali strappati e foglie sradicate da rami divelti.
Sono impotente. Non posso far nulla per aiutarla.
Ora la bufera si è placata.
Le saette non incendiano più il cielo, e la pioggia burrascosa si è arrestata.
Uno squarcio d’azzurro rasserena e illumina la scena.
Cloris si rialza da terra, dove è stata crudelmente stuprata da Zefiro.
Eppure il volto trasmette equilibrio e calma.
Com’è possibile?
Forse, perché accanto a lei è apparsa una matura Signora, col capo reclinato sulla
spalla, che sembra riflettere sui suoi pensieri.
Con un cenno della mano sembra invitare alla pazienza e alla moderazione.
Si tratta della sua benevola soccorritrice?
E’ lei che l’ha rivestita con una lunga e morbida veste e ha adornato i suoi capelli con una coroncina di fiori profumati?
E quanto tempo è passato, se nell’esperienza in cui mi trovo, questo potere ha ancora un valore?
Perché, a ben guardare, la ninfa di una volta è ora una ragazza adulta, e se non vedo male, il suo grembo è fecondo.
Capisco che aspetta un figlio dall’animalesco Zefiro.
Sento che ha cambiato nome, forse per dimenticare quel traumatico episodio di ratto e violenza.
Questa giovane ben sviluppata, è ora Flora.
Vedo anche che l’avveduta consulente, che l’ha risollevata da terra, è Venere, dea dell’Amore.
Come ha potuto trasformare la Cloris violentata, nella florida – scusate il gioco di parole- Flora?
Le ha parlato, l’ha aiutata a riflettere sull’accaduto; a superarlo senza lasciarsi abbattere dalla disperazione.
Il dipinto in cui mi trovo, condensa o annulla magicamente lo scorrere delle ore. Chissà quanto ci sarà voluto!
Come una mamma con la figlia, o una sorella maggiore con la minore, Venere aiuta Flora trasformare quel brutto evento del passato da piombo in luce, da fango in oro non volgare.
Cosa si sono dette le due donne, per determinare una simile evidente metamorfosi?
Quale segreta sapienza ha infuso Venere nell’anima della ragazza sedotta e brutalizzata dal prepotente vento della passione?
Sopra il capo della dea compare il Demone Eros con gli occhi bendati, armato d’arco e con l’ardente freccia del desiderio incoccata, e davanti a lei si manifestano tre eleganti danzatrici: sono le Grazie.
Eros punta il suo fiammante dardo verso la ballerina di mezzo, Castità.
Anche Venere guarda nella sua direzione.
Comprendo allora che Castità è un’altra mutazione di Flora.
Dopo lo stupro, Flora, mentre narrava l’accaduto alla confidente Venere, sentiva nascere dentro di sé delle emozioni contrastanti e ambigue.
Durante il ratto a fine di libidine, aveva provato del fascino, - orribile a dirsi, del piacere!-, insieme al senso di schifo e di vergogna.
Un desiderio che era un misto di sottomissione a un destino, a una via che era un pò imposta e un pò scelta: difficile da spiegare razionalmente, una costrizione che era vita e morte nello stesso tempo.
Non riusciva a sopportare quest’ambivalenza dentro di lei, perché le portava confusione cronica e dolente tormento interiore.
Così Venere la aiutò a capire:
- Chi ti ha posseduto non era un uomo ma Eros, il potente Demone della passione.
Devi cominciare a capire che si è presentato a te nella sua forma più cruda e materiale; ha indossato la maschera più rozza e ti ha ferito, ti ha fatto del male.
Ora devi distogliere la mente da quell’aspetto miserabile e riguadagnare la serenità interiore, la tua Diana, la Castità dell’Anima e nell’Anima, dove nessuno può irrompere e che nessuno può forzare con la violenza.
Se non vuoi avere paura del Demone Eros, devi capire che è formato da varie dimensioni d’esistenza.
La sua sconvolgente energia è il motore dell’Universo.
Lo vedi svolazzare sopra di me?
Eros è bendato perché vede con l’anima, con il cuore che non trema-
Se vuoi vivere pienamente, diffida della Ragione, del tuo piccolo io.
La Ragione sragiona; certo chiarifica e pianifica, è una buona serva, ma anche una pessima padrona: riduce, restringe, rende arido tutto quello che tocca.
Adesso, per la ragione, tu hai subito un atto irreparabile che richiede una pronta e feroce vendetta.
Lo vedi com’è gretta e piccina, risentita?
Hai già tanto sofferto quella volta e la meschina razionalità vuole farti soffrire anche per il resto della vita!
Non ascoltarla, lasciala correre.
Ora tu imparerai a danzare con le mie due ancelle danzatrici, Gioia e Bellezza.
Lascia la ragione da sola, ai suoi risentimenti, pieni di rimuginazioni astratte sul giusto e sul torto.
Ascoltami bene: il problema del piacere, non sta tanto nel dare o provare diletto e godimento; ma quello d’essere effimero, transitorio.
Non devi guardarti dai piaceri di Eros, non devi reprimere i tuoi naturali desideri di donna.
Devi solo evitare la caducità, la mediocrità, la banalità che trasforma i tuoi sentimenti spontanei in oggetti senz’anima da rivendere al mercato.
Farai in modo di vivere il tuo amore per la vita con un’emozione di Gioia e di Bellezza, grande, intensa e spumeggiante.
Infatti, senza quest’affetto, senza un forte interesse, senza un rapimento vivificante, si rimane dipendenti e schiavi del finito e del materiale, e non si può entrare nella sacra profondità del Senza Tempo.
Ballando, avrai dietro di te il trepidare della Bellezza, e guarderai negli occhi, in fronte a te, la delizia della Gioia, oltre la quale terrai sempre d’occhio Ermes, il Signore che conduce al Senza Tempo.
Ormai avrai capito che:
il desiderio senza gioia e bellezza, è solo brutalità, insulsaggine, mancanza di rispetto, pornografia.
La bellezza senza passione è priva d’entusiasmo, d’intensità vitale; è gelido ascetismo, arida astrazione mentale, morte vivente.
Per arrivare all’Estasi, alla comunione con il Senza Tempo, non puoi sacrificare o soffocare la sana gioia dei tuoi appetiti animali, per colpa di un qualche sciagurato e occasionale incidente di percorso.
Diffida quindi, ti ripeto della Ragione.
E diffida anche dell'Anima, se vuole essere una pessima tiranna e non una buona serva, come dev'essere.
Tutte le volte che cerchiamo di penetrare nel Senza Tempo, con i concetti precisi della mente, l’anima si rimpicciolisce; mentre, se cerchiamo di entrarci con l’impulsiva cecità di Eros ben diretto da un cuore che non trema, con l’immediatezza delle nostre emozioni imbrigliate dall'emozione di un qualcosa di più profondo e grande del nostro Io, la nostra anima si espande nel Senza Tempo.
Questo il discorso di Venere, Signora della Bellezza e della gentilezza.
Vedo poi Ermes, la guida delle anime, il conduttore delle Grazie.
Indossa una tunica arancione, tutta trapunta di fiaccole rovesciate.
In un lampo, vola con i suoi sandali alati da Flora, le prende per mano, e la trasporta fuori del quadro, su tra le nuvole, con leggiadria indicibile.
- Vedi - così parla il dio - al momento opportuno, bisogna sapersi distaccare dalla bruta materia, per poi, in un altro attimo adatto, saper rientrare nel mondo, con la prorompente energia di Eros.
La Ragione segna la rotta, ma l'entusiasmo è il vento che muove le vele della meravigliosa nave della tua vita e quello che conta che entrambe le facoltà sono pessime padrone e utili serve.
Poso il "De Harmonia Mundi" di Francesco Zorzi sul comodino e sento che sto prendendo sonno.
Morfeo sta per baciarmi sulle palpebre.
Amor trasformat amantem in amatum, ritornare al Rinascimento, alla primavera dell'Anima del Mondo...vengono i Decani di Maggio e trasmutano il mio corpo in pigmenti psichici che diventano affreschi e dipinti...
- segno zodiacale e dipinti di Francesco del Cossa, Palazzo Schifanoia di Ferrara -
- Il disegno del Puer che si specchia, in cima al testo, è di Antonio Calzone, per gli amici "Big Tony".
E’ notte fonda.
Dormo o sogno ad occhi aperti, non lo so…
Sono in uno splendido giardino: vedo intorno a me piante cariche di frutti dorati e arancioni - arance e limoni, o i pomi delle Esperidi ? -.
Quand’ecco sorgere dalle profondità della Notte, dal Dio qualunque e nascosto in ogni cosa, un possente vento di primavera; Zefiro è il suo nome e il suo diffondersi è travolgente, dirompente come la furibonda tempesta che scoppia sopra la mia testa.
Lo vedo, tra lo stormire selvaggio delle fronde degli alberi, gettarsi all’inseguimento, come una scattante e insaziabile pantera nera, di una giovane ragazza: la ninfa Cloris.
La prende per i capelli e la sbatte in terra; le alza le vesti e la possiede brutalmente, in un turbinio di petali strappati e foglie sradicate da rami divelti.
Sono impotente. Non posso far nulla per aiutarla.
Ora la bufera si è placata.
Le saette non incendiano più il cielo, e la pioggia burrascosa si è arrestata.
Uno squarcio d’azzurro rasserena e illumina la scena.
Cloris si rialza da terra, dove è stata crudelmente stuprata da Zefiro.
Eppure il volto trasmette equilibrio e calma.
Com’è possibile?
Forse, perché accanto a lei è apparsa una matura Signora, col capo reclinato sulla
spalla, che sembra riflettere sui suoi pensieri.
Con un cenno della mano sembra invitare alla pazienza e alla moderazione.
Si tratta della sua benevola soccorritrice?
E’ lei che l’ha rivestita con una lunga e morbida veste e ha adornato i suoi capelli con una coroncina di fiori profumati?
E quanto tempo è passato, se nell’esperienza in cui mi trovo, questo potere ha ancora un valore?
Perché, a ben guardare, la ninfa di una volta è ora una ragazza adulta, e se non vedo male, il suo grembo è fecondo.
Capisco che aspetta un figlio dall’animalesco Zefiro.
Sento che ha cambiato nome, forse per dimenticare quel traumatico episodio di ratto e violenza.
Questa giovane ben sviluppata, è ora Flora.
Vedo anche che l’avveduta consulente, che l’ha risollevata da terra, è Venere, dea dell’Amore.
Come ha potuto trasformare la Cloris violentata, nella florida – scusate il gioco di parole- Flora?
Le ha parlato, l’ha aiutata a riflettere sull’accaduto; a superarlo senza lasciarsi abbattere dalla disperazione.
Il dipinto in cui mi trovo, condensa o annulla magicamente lo scorrere delle ore. Chissà quanto ci sarà voluto!
Come una mamma con la figlia, o una sorella maggiore con la minore, Venere aiuta Flora trasformare quel brutto evento del passato da piombo in luce, da fango in oro non volgare.
Cosa si sono dette le due donne, per determinare una simile evidente metamorfosi?
Quale segreta sapienza ha infuso Venere nell’anima della ragazza sedotta e brutalizzata dal prepotente vento della passione?
Sopra il capo della dea compare il Demone Eros con gli occhi bendati, armato d’arco e con l’ardente freccia del desiderio incoccata, e davanti a lei si manifestano tre eleganti danzatrici: sono le Grazie.
Eros punta il suo fiammante dardo verso la ballerina di mezzo, Castità.
Anche Venere guarda nella sua direzione.
Comprendo allora che Castità è un’altra mutazione di Flora.
Dopo lo stupro, Flora, mentre narrava l’accaduto alla confidente Venere, sentiva nascere dentro di sé delle emozioni contrastanti e ambigue.
Durante il ratto a fine di libidine, aveva provato del fascino, - orribile a dirsi, del piacere!-, insieme al senso di schifo e di vergogna.
Un desiderio che era un misto di sottomissione a un destino, a una via che era un pò imposta e un pò scelta: difficile da spiegare razionalmente, una costrizione che era vita e morte nello stesso tempo.
Non riusciva a sopportare quest’ambivalenza dentro di lei, perché le portava confusione cronica e dolente tormento interiore.
Così Venere la aiutò a capire:
- Chi ti ha posseduto non era un uomo ma Eros, il potente Demone della passione.
Devi cominciare a capire che si è presentato a te nella sua forma più cruda e materiale; ha indossato la maschera più rozza e ti ha ferito, ti ha fatto del male.
Ora devi distogliere la mente da quell’aspetto miserabile e riguadagnare la serenità interiore, la tua Diana, la Castità dell’Anima e nell’Anima, dove nessuno può irrompere e che nessuno può forzare con la violenza.
Se non vuoi avere paura del Demone Eros, devi capire che è formato da varie dimensioni d’esistenza.
La sua sconvolgente energia è il motore dell’Universo.
Lo vedi svolazzare sopra di me?
Eros è bendato perché vede con l’anima, con il cuore che non trema-
Se vuoi vivere pienamente, diffida della Ragione, del tuo piccolo io.
La Ragione sragiona; certo chiarifica e pianifica, è una buona serva, ma anche una pessima padrona: riduce, restringe, rende arido tutto quello che tocca.
Adesso, per la ragione, tu hai subito un atto irreparabile che richiede una pronta e feroce vendetta.
Lo vedi com’è gretta e piccina, risentita?
Hai già tanto sofferto quella volta e la meschina razionalità vuole farti soffrire anche per il resto della vita!
Non ascoltarla, lasciala correre.
Ora tu imparerai a danzare con le mie due ancelle danzatrici, Gioia e Bellezza.
Lascia la ragione da sola, ai suoi risentimenti, pieni di rimuginazioni astratte sul giusto e sul torto.
Ascoltami bene: il problema del piacere, non sta tanto nel dare o provare diletto e godimento; ma quello d’essere effimero, transitorio.
Non devi guardarti dai piaceri di Eros, non devi reprimere i tuoi naturali desideri di donna.
Devi solo evitare la caducità, la mediocrità, la banalità che trasforma i tuoi sentimenti spontanei in oggetti senz’anima da rivendere al mercato.
Farai in modo di vivere il tuo amore per la vita con un’emozione di Gioia e di Bellezza, grande, intensa e spumeggiante.
Infatti, senza quest’affetto, senza un forte interesse, senza un rapimento vivificante, si rimane dipendenti e schiavi del finito e del materiale, e non si può entrare nella sacra profondità del Senza Tempo.
Ballando, avrai dietro di te il trepidare della Bellezza, e guarderai negli occhi, in fronte a te, la delizia della Gioia, oltre la quale terrai sempre d’occhio Ermes, il Signore che conduce al Senza Tempo.
Ormai avrai capito che:
il desiderio senza gioia e bellezza, è solo brutalità, insulsaggine, mancanza di rispetto, pornografia.
La bellezza senza passione è priva d’entusiasmo, d’intensità vitale; è gelido ascetismo, arida astrazione mentale, morte vivente.
Per arrivare all’Estasi, alla comunione con il Senza Tempo, non puoi sacrificare o soffocare la sana gioia dei tuoi appetiti animali, per colpa di un qualche sciagurato e occasionale incidente di percorso.
Diffida quindi, ti ripeto della Ragione.
E diffida anche dell'Anima, se vuole essere una pessima tiranna e non una buona serva, come dev'essere.
Tutte le volte che cerchiamo di penetrare nel Senza Tempo, con i concetti precisi della mente, l’anima si rimpicciolisce; mentre, se cerchiamo di entrarci con l’impulsiva cecità di Eros ben diretto da un cuore che non trema, con l’immediatezza delle nostre emozioni imbrigliate dall'emozione di un qualcosa di più profondo e grande del nostro Io, la nostra anima si espande nel Senza Tempo.
Questo il discorso di Venere, Signora della Bellezza e della gentilezza.
Vedo poi Ermes, la guida delle anime, il conduttore delle Grazie.
Indossa una tunica arancione, tutta trapunta di fiaccole rovesciate.
In un lampo, vola con i suoi sandali alati da Flora, le prende per mano, e la trasporta fuori del quadro, su tra le nuvole, con leggiadria indicibile.
- Vedi - così parla il dio - al momento opportuno, bisogna sapersi distaccare dalla bruta materia, per poi, in un altro attimo adatto, saper rientrare nel mondo, con la prorompente energia di Eros.
La Ragione segna la rotta, ma l'entusiasmo è il vento che muove le vele della meravigliosa nave della tua vita e quello che conta che entrambe le facoltà sono pessime padrone e utili serve.